lunedì, febbraio 26, 2007

Che hai fatto lo scorso weekend?


...S'è mangiato...
e bevuto...
e festeggiato
l'amico Fiori'!...

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martedì, febbraio 20, 2007

La fragilità dei sogni... e l'anarchia del cellophane...

"L'arte del sogno" (tit. or. "La science des rêves"), scritto e diretto da Michel Gondry, Francia, 2006.

Dopo aver vissuto per tanti anni in Messico, il giovane e creativo Stephane (Gael García Bernal) torna, alla morte del padre, in Francia per vivere con la madre e lavorare in un'agenzia di grafica come promessogli da quest'ultima. Conosciuta la nuova vicina di casa Stephanie (Charlotte Gainsbourg), Stephane se ne invaghisce subito, ma non riesce a dichiararle immediatamente il suo amore a causa della propria timidezza; in aggiunta, il carattere romantico di Stephane e la sua quasi patologica indole sognatrice complicheranno ulteriormente il rapporto tra i due, trascinandolo totalmente in quel vortice di immaginazione, sogno e fragile realtà che da sempre segna la vita del ragazzo.

Dopo il fortunato ed apprezzato "Eternal sunshine of the spotless mind" del 2004 (in Italia tristemente intitolato "Se mi lasci ti cancello"), il regista francese torna al cospetto del grande pubblico con un lavoro dall'aria ancora più intima e dalla fattura ancora più indipendente ed "artigianale".
Questa volta, Gondry non si serve della superba e cervellotica scrittura di Charlie Kaufman (sempre caratterizzata dalla fusione di realtà ed immaginario), ma sembra riprenderne la lezione e farla del tutto sua, per assoggettarla alla propria personalissima ispirazione onirica. A differenza della peculiare scrittura kaufmaniana, infatti, Gondry evita le speciosità psicologiche per orientarsi verso il lato fantastico e surreale dei sentimenti... in poche parole: il cuore al posto del cervello, tant'è che il protagonista Stephane sembra avere proprio due cuori, uno nel petto (da dove sgorgano i suoi sentimenti) ed uno nella testa (da dove provengono i suoi desideri più complessi, sotto forma di sogni); il frutto di questo scontro tra forze così equivalenti e contrapposte sta alla base del dipanarsi della storia che ruota tutta intorno all'impossibità di Stephane di vivere in modo semplice l'amore per la vicina Stephanie ed ai conflitti interiori che ne conseguono.

I presupposti narrativi de "L'arte del sogno" sono piuttosto semplici e ridotti, al punto da poter annoiare gli spettatori che non si lascino trasportare dall'impronta poetica del film (le facce scocciate all'uscita della sala non erano poche); le invenzioni visive di Gondry, fatte di elementi scenografici "artigianali" e splendide animazioni a "passo uno" realizzate con materiali poveri, possono infatti stancare in fretta coloro che siano alla ricerca di un film meno estroso ma più concreto. I sognatori, gli innamorati, gli animi poetici e gli amanti delle infantili creazioni visive adoreranno, invece, questo film.
Anche gli appassionati dell'opera videoclippara (nel senso nobile del termine) di Gondry troveranno di che bearsi al cospetto degli innumerevoli motivi, che dai suddetti videoclip si sono riversati qui acquisendo nella pellicola nuova vita (e senso): macchinine di cartone, mani giganti, boschetti fatati, fiumi di carta colorata e giocattoli di pezza dotati di vita propria costellano i sogni di Stephane come hanno costellato i videoclip (in particolar modo i più datati) del regista francese, al punto che pensare ad una matrice fortemente autobiografica della storia non è del tutto peregrino, non a caso Stephane suona la batteria come faceva il regista al tempo in cui suonava con la band Oui Oui e, per stessa ammissione del regista, buona parte delle scene del film sono state girate in un'abitazione nella quale egli stesso ha vissuto anni fa.

L'interpretazione degli attori è più che adeguata, sebbene, in diversi momenti, il doppiaggio sembri sminuirne buona parte del gusto, a maggior ragione se si apprezzano i volti deliziosamente comuni ed espressivi dei protagonisti e dei comprimari (così genuinamente "francesi").

Consigliato a chi, come il sottoscritto, si sente toccato dalla fragilità di un uomo innamorato ed a chi vorrebbe vedere concretizzati i propri sogni fantastici.

Battuta topica: Il cervello è la cosa più complessa dell'intero universo... ed è giusto appena dietro il nostro naso!

Buona visione!


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sabato, febbraio 17, 2007

Masquerade


Carnevale si perde le maschere delle nostre finzioni
chè non ci piace mostrare gli scherzi della nostra vanità...
Eppure il gioco continua anche prima e anche dopo e non cede,
neanche quando uno specchio ci mostra che cosa sarà...
scendo mesto nel vicolo scuro, senza pensieri,
e non guardo diritto l'evidenze che questo mi dà...
ma oramai scivolare non serve né ci rende più fieri
e la fine di tutto, annunciata, più presto verrà...


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Febbre

Hai ragione, forse,
e sono solo un bambino...
ma, a pensarci, mi sento più
un bambino ferito...


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giovedì, febbraio 15, 2007

Una manciata di relax...


Handful of soul
2006

Una serata solitaria, una telefonata che rincuora, un consiglio musicale ed un salto (diciamo pure un click) al negozio online di fiducia ed eccomi pronto a godermi una sana boccata di relax musicale, senza troppo intellettualismo, senza dissonanze, ma con un indiscutibile gusto di raffinatezza d'altri tempi... proprio ciò che mi ci vuole per consolarmi dall'influenza che mi debilita al momento.

Sebbene qualcuno lamenti una certa mancanza di coraggio sonoro, un legame ingiustificato con i cliché della lounge e cocktail music che sa di vintage, non posso che considerare questo disco più che degno di un ascolto maliardo, magari con tanto di sorriso ammiccante, battuta pronta e bicchiere di Martini alla mano... insomma, roba da serata malandrina!...

Musicalmente impeccabile, il disco punta su una serie di cover interpretate dalla voce di Mario Biondi, cantante catanese dal timbro alla Barry White (il campione indiscusso del genere), e su un accompagnamento strumentale jazz-oriented di altissimo livello, per ricreare sensazioni e feelings da "classico del vinile".

Fortemente consigliato come sottofondo da aperitivo o da chiacchierata pre-serata in macchina... oppure, perchè no, da post-serata compiacente...
Indispensabile per chiunque voglia dimenticare gli scimmiottamenti pseudomelodici di Michael Bublé.

Grazie a Ivana per il consiglio.


Tracklist:

1. O Child Runs Free
2. No Mercy for Me
3. This Is What You Are
4. Rio De Janeiro Blue
5. Slow Hot Wind
6. A Handful of Soul
7. Never Die
8. On a Clear Day
9. Gig'
10. I Can’t Keep from Cryin’ Sometime
11. No Trouble on the Mountain
12. I’m Her Daddy

Buon ascolto!

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mercoledì, febbraio 14, 2007

Anche i maestri hanno cominciato da piccoli...

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sabato, febbraio 10, 2007

Etimologie odierne

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Sospiri

Roses from my friends
(Ben Harper)

I could have treated you better

But you couldn't have treated me worse
But he who laughs last
is he who cries first

Sometimes I feel I know strangers
better than I know my friends
Why must a beginning
be the means to an end?

The stones from my enemies
these wounds will mend
But I cannot survive
the roses from my friends

When the last word has been spoken
and we've beared witness to the final setting sun
All that shall remain is a token
of what we've said and done

When all we've had has been forsaken
And distant church bells no longer ring
That's the sound of a heart taken
and the story of tears from a king

The stones from my enemies
these wounds will mend
But I cannot survive
the roses from my friends

This may be the last time I see you
Forgive me for holding you close
This may be the last time I see you
So of this moment I will make the most

This may be the last time I see you
But if you keep me in your heart
together we shall be eternal
If you believe
we shall never part

The stones from my enemies
These wounds will mend
But I cannot survive
the roses from my friends




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venerdì, febbraio 09, 2007

Granelli di sabbia


Tutti percepiamo a ogni istante milioni di cose intorno a noi - queste forme che cambiano, queste colline brucianti, il rumore del motore -, le registriamo automaticamente, ma non ne prendiamo veramente coscienza, a meno che non ci sia un particolare insolito o il riflesso di qualcosa che siamo preparati a vedere. Non potremmo mai prendere coscienza di tutto e ricordare tutto perchè la nostra mente si riempirebbe di tanti di quei dettagli inutili che non riusciremmo più a pensare. Dobbiamo scegliere, e il risultato di tale scelta, che chiamiamo "coscienza", non è mai identico alle percezioni, perchè il processo di selezione le cambia. Noi prendiamo una manciata di sabbia dal panorama infinito delle percezioni e la chiamiamo mondo.
Una volta di fronte a questo mondo, operiamo su di esso un processo di discriminazione: entra in azione il coltello. Dividiamo la sabbia in mucchi. Questo e quello. Qui e là. Bianco e nero. Adesso e allora.
In un primo momento la manciata di sabbia sembra uniforme, ma più la guardiamo più la scopriamo varia. Non ci sono due granelli uguali. Alcuni sono simili per un verso, altri per un altro, e possiamo dividerli in mucchi sulla base di queste somiglianzee diversità. Si potrebbe pensare che a un certo punto il processo di suddivisione e di classificazione si interrompa, ma non è così. Continua all'infinito.
All'intelligenza classica interessano i princìpi che determinano la separazione e l'interrelazione dei mucchi. L'intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta. Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili.
Urge a questo punto un modo di concepire il mondo che li unifichi senza far loro violenza. Un'intelligenza del genere non scarterà né la selezione dei granelli né la contemplazione della sabbia fine a se stessa, ma cercherà di rivolgere l'attenzione al paesaggio infinito dal quale è stata presa la sabbia. Questo è ciò che Fedro, lo sfortunato chirurgo, stava cercando di fare.
E per capire cosa stesse cercando di fare è necessario vedere che nel bel mezzo del paesaggio, come sua parte integrante che deve essere capita, qualcuno divide la sabbia in mucchi. Guardare il paesaggio senza vedere quel qualcuno è come non guardarlo affatto. Se si rifiuta quella parte del Buddha che presiede all'analisi della motocicletta si rifiuta il Buddha tutto intero.
Una delle domande tradizionali che lo spirito classico si pone è: quale pezzo della motocicletta è il Buddha? Questa domanda va nella direzione sbagliata, perchè il Buddha è dappertutto. Ma va anche nella direzione giusta, perchè il Budda è dappertutto. Sul Buddha che esiste indipendentemente da qualsiasi pensiero analitico è già stato detto molto - anche troppo, secondo qualcuno. Ma sul Buddha che esiste all'interno del pensiero analitico, e gli dà la direzione, virtualmente non è stato detto niente, e questo ha i suoi motivi storici.
Quando il pensiero analitico, il coltello, viene applicato all'esperienza, qualcosa resta sempre ucciso. Questo è un fatto generalmente riconosciuto, almeno per quanto riguarda le arti. Viene in mente l'esperienza di Mark Twain: una volta acquisite le conoscenze analitiche necessarie per condurre un'imbarcazione lungo il Mississipi, scoprì che il fiume aveva perso la sua bellezza. Ma, ciò che è meno evidente, nelle arti qualcosa viene creato, ed è questa la cosa più importante. E' come un ciclo continuo di morte e rinascita che non è né buono né cattivo, ma semplicemente è.

Robert M. Pirsig, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, 1974.



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mercoledì, febbraio 07, 2007

Giorni di festa


...Un abbraccio e tanti complimenti all'AniMavì
per il raggiungimento del suo traguardo!...

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lunedì, febbraio 05, 2007

Tornare


La vita lenta del lago

e la voglia di fuggire come si può...
Fermate tutte uguali senza nome
tra case addossate le une alle altre
ed il riflesso placido dell'acqua fredda...
Parole smozzicate e frasi
e una mattina di svogliatezza come sempre...

Se non mi vedo più è anche per questo
curioso fluire di luogo in luogo
senza arrivare mai
e senza più un pensiero né un'opinione...



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Cenere...

One
(U2)


Is it getting better
Or do you feel the same
Will it make it easier on you
Now you got someone to blame

You say
One love
One life
When it's one need
In the night
It's one love
We get to share it
It leaves you baby
If you don't care for it

Did I disappoint you?
Or leave a bad taste in your mouth?
You act like you never had love
And you want me to go without

Well it's too late
Tonight
To drag tha past out
Into the light
We're one
But we're not the same
We get to carry each other
Carry each other
One

Have you come here for forgiveness
Have you come to raise the dead
Have you come here to play jesus
To the lepers in your head
Did I ask too much
More than a lot
You gave me nothing
Now it's all I got
We're one
But we're not the same
We hurt each other
Then we do it again

You say
Love is a temple
Love a higher law
Love is a temple
Love the higher law
You ask me to enter
But then you make me crawl
And I can't be holding on
To what you got
When all you got is hurt

One love
One blood
One life
You got to do what you should

One life
With each other
Sisters
Brothers

One life
But we're not the same
We get to carry each other
Carry each other

One

One.


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venerdì, febbraio 02, 2007

Metalinguaggi

Swap Sushi digging


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