venerdì, agosto 19, 2011

Dei santi e dei bevitori...

Questa è la storia di Danny, degli amici di Danny e della casa di Danny. È la storia di come queste tre cose diventarono una sola.

A Pian della Tortilla, parlare della casa di Danny non significa parlare di una costruzione di legno incrostata di calce e stretta dai lacci d'un vecchio cespo rampicante di rosa castigliana. No, quando uno parla della casa di Danny, parla di uomini che, costituiti in unità, largirono filantropia, e conobbero dolcezza, gioia e, infine, mistico dolore.
Poiché la casa di Danny fu simile alla Tavola Rotonda, e gli amici di Danny non furono dissimili dai Cavalieri di quella.
E questa è la storia di come il gruppo pervenne a formarsi, come fiorì e raggiunse pienezza di organismo vitale. Riguarda, questa storia, le avventure degli amici di Danny, e tratta del buono che essi fecero, e dei loro propositi, i loro pensieri, i loro sforzi. Spiega infine in qual modo il talismano andò perduto e il gruppo si sciolse.
A Monterey, vecchia città marina della California, queste cose sono note e vengono ripetute, magnificate, a volte anche, naturalmente, esagerate. È bene dunque, fissarle sulla carta, perché, in un tempo futuro, i dotti non possano dire come dicono di Re Artù, di Orlando e di Robin Hood: "Danny? Gli amici di Danny? La casa di Danny? Tutte leggende. Danny è un dio della natura, e i suoi amici sono simboli primitivi del vento, del cielo, del sole."
Questa storia è scritta allo scopo di reprimere lo scherno sulle labbra dei dotti biliosi.

John Steinbeck, Pian della Tortilla, 1935.



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