lunedì, novembre 07, 2011

Le mani sul passato...

Vai alle mani di Brandy Alexander. Si comincia sempre con le sue mani. Brandy Alexander allunga una mano, una di quelle mani pelose dalle nocche suine, le vene del braccio ammassate e strizzate al gomito da braccialetti di ogni colore. Da sola, Brandy Alexander è un tale mutamento nello standard della bellezza che niente risalta. Nemmeno tu.
«Allora, cara» dice Brandy. «Cosa è successo al tuo viso?»
Gli uccelli.
Scrivo:
uccelli. gli uccelli hanno mangiato il mio viso.
E comincio a ridere.
Brandy non ride. Brandy dice: «Cosa significa?».
E sto ancora ridendo.
ero in macchina sull'autostrada, scrivo.
E sto ancora ridendo.
qualcuno ha sparato una pallottola calibro 30 con un fucile.
il proiettile mi ha strappato l'intera mascella dalla faccia.
Ancora ridendo.
sono venuta all'ospedale, scrivo.
non sono morta.
Ridendo.
non hanno potuto riattaccarmi la mascella perché i gabbiani l'avevano mangiata.
E smetto di ridere.
«Cara, la tua calligrafia è terribile» dice Brandy. «Adesso dimmi il resto.»
E comincio a piangere.
il resto, scrivo, è che devo mangiare cibi per poppanti.
non posso parlare.
non ho una carriera.
non ho una casa.
il mio fidanzato mi ha lasciata.
nessuno mi guarda.
tutti i miei vestiti, la mia migliore amica li ha rovinati.
Sto ancora piangendo.
«Che altro?» dice Brandy. «Raccontami tutto.»
un bambino, scrivo.
un bambinetto al supermercato mi ha chiamato mostro.
Quegli occhi Burning Blueberry mi fissano come mai altri occhi hanno fatto per tutta l'estate. «La tua capacità di percezione è completamente fottuta» dice Brandy. «Tutto quello di cui riesci a parlare è immondizia già accaduta.»
Dice: «Non puoi basare la tua vita sul passato o sul presente».
Dice Brandy: «Devi raccontarmi del tuo futuro».
Brandy Alexander, lei si alza in piedi sulle sue scarpe-trappola reggi-gambe d'oro lamé. La regina suprema estrae un portacipria ingemmato dalla borsetta e lo apre per guardare lo specchietto.
«Quella terapista» dicono quelle labbra Plumbago, «la logopedista può essere così stupida in certe situazioni.»
I grandi muscoli delle braccia ingioiellate di Brandy mi mettono a sedere sulla sedia ancora calda del suo culo, e lei tiene il portacipria in modo che possa guardarci dentro. Invece della cipria, è pieno di capsule bianche. Al posto dello specchietto, c'è una foto in primo piano di Brandy Alexander sorridente e bellissima.
«Sono Vicodin, cara» dice. «È la scuola di medicina Marilyn Monroe, quella dove il giusto numero di droghe cura qualunque malattia.»
Dice: «Prego. A tua disposizione».
Snella ed eterna divinità, la foto di Brandy mi sorride da sopra un mare di analgesici. Ecco come ho incontrato Brandy Alexander. Ecco come ho trovato la forza per non andare avanti con la mia vita precedente. Ecco come ho trovato il coraggio di non raccogliere gli stessi vecchi cocci.
«Ora» dicono quelle labbra Plumbago «mi racconterai la tua storia come lo hai appena fatto. Scrivila tutta quanta. Racconta quella storia, ancora e poi ancora. Raccontami la tua triste storia del cazzo per tutta la notte.» Quella regina Brandy punta verso di me un dito lungo e ossuto.
«Quando capisci» dice Brandy «che quella che racconti è solo una storia. Che non sta più succedendo. Quando realizzi che la storia che stai raccontando sono solo parole, quando puoi sbriciolarla e gettare il tuo passato nel secchio dell'immondizia» dice Brandy, «allora riusciremo a capire chi sarai.» 

Chuck Palahniuk, "Invisible Monsters", 1999.




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