venerdì, febbraio 09, 2007

Granelli di sabbia


Tutti percepiamo a ogni istante milioni di cose intorno a noi - queste forme che cambiano, queste colline brucianti, il rumore del motore -, le registriamo automaticamente, ma non ne prendiamo veramente coscienza, a meno che non ci sia un particolare insolito o il riflesso di qualcosa che siamo preparati a vedere. Non potremmo mai prendere coscienza di tutto e ricordare tutto perchè la nostra mente si riempirebbe di tanti di quei dettagli inutili che non riusciremmo più a pensare. Dobbiamo scegliere, e il risultato di tale scelta, che chiamiamo "coscienza", non è mai identico alle percezioni, perchè il processo di selezione le cambia. Noi prendiamo una manciata di sabbia dal panorama infinito delle percezioni e la chiamiamo mondo.
Una volta di fronte a questo mondo, operiamo su di esso un processo di discriminazione: entra in azione il coltello. Dividiamo la sabbia in mucchi. Questo e quello. Qui e là. Bianco e nero. Adesso e allora.
In un primo momento la manciata di sabbia sembra uniforme, ma più la guardiamo più la scopriamo varia. Non ci sono due granelli uguali. Alcuni sono simili per un verso, altri per un altro, e possiamo dividerli in mucchi sulla base di queste somiglianzee diversità. Si potrebbe pensare che a un certo punto il processo di suddivisione e di classificazione si interrompa, ma non è così. Continua all'infinito.
All'intelligenza classica interessano i princìpi che determinano la separazione e l'interrelazione dei mucchi. L'intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta. Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili.
Urge a questo punto un modo di concepire il mondo che li unifichi senza far loro violenza. Un'intelligenza del genere non scarterà né la selezione dei granelli né la contemplazione della sabbia fine a se stessa, ma cercherà di rivolgere l'attenzione al paesaggio infinito dal quale è stata presa la sabbia. Questo è ciò che Fedro, lo sfortunato chirurgo, stava cercando di fare.
E per capire cosa stesse cercando di fare è necessario vedere che nel bel mezzo del paesaggio, come sua parte integrante che deve essere capita, qualcuno divide la sabbia in mucchi. Guardare il paesaggio senza vedere quel qualcuno è come non guardarlo affatto. Se si rifiuta quella parte del Buddha che presiede all'analisi della motocicletta si rifiuta il Buddha tutto intero.
Una delle domande tradizionali che lo spirito classico si pone è: quale pezzo della motocicletta è il Buddha? Questa domanda va nella direzione sbagliata, perchè il Buddha è dappertutto. Ma va anche nella direzione giusta, perchè il Budda è dappertutto. Sul Buddha che esiste indipendentemente da qualsiasi pensiero analitico è già stato detto molto - anche troppo, secondo qualcuno. Ma sul Buddha che esiste all'interno del pensiero analitico, e gli dà la direzione, virtualmente non è stato detto niente, e questo ha i suoi motivi storici.
Quando il pensiero analitico, il coltello, viene applicato all'esperienza, qualcosa resta sempre ucciso. Questo è un fatto generalmente riconosciuto, almeno per quanto riguarda le arti. Viene in mente l'esperienza di Mark Twain: una volta acquisite le conoscenze analitiche necessarie per condurre un'imbarcazione lungo il Mississipi, scoprì che il fiume aveva perso la sua bellezza. Ma, ciò che è meno evidente, nelle arti qualcosa viene creato, ed è questa la cosa più importante. E' come un ciclo continuo di morte e rinascita che non è né buono né cattivo, ma semplicemente è.

Robert M. Pirsig, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, 1974.



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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mitico Libro..
Bentornato Caro, tutto a posto?

Allora prima o poi una pizzata ce la facciamo?

10:09 PM  
Blogger Lo Zio said...

Ciao Bencio.
Pensa che la voglia di rileggere questo libro mi è venuta dopo quella serata in cui ne parlammo!

Senza dubbio una pizzata la faremo quanto prima, giusto il tempo di guarire dall'influenza!

Saluti

12:31 AM  

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