martedì, febbraio 20, 2007

La fragilità dei sogni... e l'anarchia del cellophane...

"L'arte del sogno" (tit. or. "La science des rêves"), scritto e diretto da Michel Gondry, Francia, 2006.

Dopo aver vissuto per tanti anni in Messico, il giovane e creativo Stephane (Gael García Bernal) torna, alla morte del padre, in Francia per vivere con la madre e lavorare in un'agenzia di grafica come promessogli da quest'ultima. Conosciuta la nuova vicina di casa Stephanie (Charlotte Gainsbourg), Stephane se ne invaghisce subito, ma non riesce a dichiararle immediatamente il suo amore a causa della propria timidezza; in aggiunta, il carattere romantico di Stephane e la sua quasi patologica indole sognatrice complicheranno ulteriormente il rapporto tra i due, trascinandolo totalmente in quel vortice di immaginazione, sogno e fragile realtà che da sempre segna la vita del ragazzo.

Dopo il fortunato ed apprezzato "Eternal sunshine of the spotless mind" del 2004 (in Italia tristemente intitolato "Se mi lasci ti cancello"), il regista francese torna al cospetto del grande pubblico con un lavoro dall'aria ancora più intima e dalla fattura ancora più indipendente ed "artigianale".
Questa volta, Gondry non si serve della superba e cervellotica scrittura di Charlie Kaufman (sempre caratterizzata dalla fusione di realtà ed immaginario), ma sembra riprenderne la lezione e farla del tutto sua, per assoggettarla alla propria personalissima ispirazione onirica. A differenza della peculiare scrittura kaufmaniana, infatti, Gondry evita le speciosità psicologiche per orientarsi verso il lato fantastico e surreale dei sentimenti... in poche parole: il cuore al posto del cervello, tant'è che il protagonista Stephane sembra avere proprio due cuori, uno nel petto (da dove sgorgano i suoi sentimenti) ed uno nella testa (da dove provengono i suoi desideri più complessi, sotto forma di sogni); il frutto di questo scontro tra forze così equivalenti e contrapposte sta alla base del dipanarsi della storia che ruota tutta intorno all'impossibità di Stephane di vivere in modo semplice l'amore per la vicina Stephanie ed ai conflitti interiori che ne conseguono.

I presupposti narrativi de "L'arte del sogno" sono piuttosto semplici e ridotti, al punto da poter annoiare gli spettatori che non si lascino trasportare dall'impronta poetica del film (le facce scocciate all'uscita della sala non erano poche); le invenzioni visive di Gondry, fatte di elementi scenografici "artigianali" e splendide animazioni a "passo uno" realizzate con materiali poveri, possono infatti stancare in fretta coloro che siano alla ricerca di un film meno estroso ma più concreto. I sognatori, gli innamorati, gli animi poetici e gli amanti delle infantili creazioni visive adoreranno, invece, questo film.
Anche gli appassionati dell'opera videoclippara (nel senso nobile del termine) di Gondry troveranno di che bearsi al cospetto degli innumerevoli motivi, che dai suddetti videoclip si sono riversati qui acquisendo nella pellicola nuova vita (e senso): macchinine di cartone, mani giganti, boschetti fatati, fiumi di carta colorata e giocattoli di pezza dotati di vita propria costellano i sogni di Stephane come hanno costellato i videoclip (in particolar modo i più datati) del regista francese, al punto che pensare ad una matrice fortemente autobiografica della storia non è del tutto peregrino, non a caso Stephane suona la batteria come faceva il regista al tempo in cui suonava con la band Oui Oui e, per stessa ammissione del regista, buona parte delle scene del film sono state girate in un'abitazione nella quale egli stesso ha vissuto anni fa.

L'interpretazione degli attori è più che adeguata, sebbene, in diversi momenti, il doppiaggio sembri sminuirne buona parte del gusto, a maggior ragione se si apprezzano i volti deliziosamente comuni ed espressivi dei protagonisti e dei comprimari (così genuinamente "francesi").

Consigliato a chi, come il sottoscritto, si sente toccato dalla fragilità di un uomo innamorato ed a chi vorrebbe vedere concretizzati i propri sogni fantastici.

Battuta topica: Il cervello è la cosa più complessa dell'intero universo... ed è giusto appena dietro il nostro naso!

Buona visione!


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