venerdì, marzo 02, 2012

I figli di mezzo di Dio

«Quello che devi capire è che tuo padre è stato il tuo modello di Dio» dice lui. [...] «Se sei maschio e sei cristiano e vivi in America, tuo padre è il tuo modello di Dio» dice il meccanico. «E se non hai mai conosciuto tuo padre, se tuo padre prende il largo o muore o non è mai a casa, che idea ti fai di Dio?» Qui c'è l'insieme dogmatico di Tyler Durden. Scarabocchiato su pezzetti di carta mentre io dormivo e consegnatomi da battere e fotocopiare sul lavoro. L'ho letto tutto. Probabilmente lo ha letto anche il mio capo. «La fine che fai» dice il meccanico, «è passare la vita a cercare un padre e Dio». «Quello che devi considerare» dice, «è la possibilità che a Dio tu non stia simpatico. Potrebbe essere che Dio ti odi. Non è la cosa peggiore che ti può capitare.» Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l'attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perché l'odio di Dio è meglio della sua indifferenza. Se tu potessi essere o il peggiore nemico di Dio o niente di niente, che cosa sceglieresti? Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione. Se non otteniamo l'attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o redenzione. Che cos'è peggio, l'inferno o niente? Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati. «Brucia il Louvre» dice il meccanico, «e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno così Dio saprà come ci chiamiamo.» Più in basso cadi, più in alto volerai. Più lontano corri, più Dio ti vuole indietro. «Se il figliol prodigo non avesse mai lasciato casa» dice il meccanico, «il vitello grasso sarebbe ancora vivo.»




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mercoledì, febbraio 15, 2012

Il concetto di tensione

VERBALE DELLA RIUNIONE TRA L'ONOREVOLE RAYMOND ZUSATZ, GOVERNATORE DELLO STATO DELL'OHIO; MR JOSEPH LUNGBERG, ASSISTENTE DEL GOVERNATORE; MR NEIL OBSTAT, ASSISTENTE DEL GOVERNATORE; E MR ED ROY YANCEY, VICEPRESIDENTE DELLA PROGETTI DESERTICI INDUSTRIALI INC. DI DALLAS, TEXAS; 21 GIUGNO 1972.

GOVERNATORE Signori, c'è qualcosa che non va.
MR OBSTAT Che significa, Capo?
GOVERNATORE Nello Stato, Neil. C'è qualcosa che non va nel nostro Stato.
MR LUNGBERG Ma Capo, la disoccupazione è bassa, l'inflazione è bassa, le tasse non le tocchiamo da due anni, l'inquinamento è sotto controllo dappertutto a parte Cleveland, che poi di Cleveland chi cavolo se ne frega - sto scherzando, Neil - e poi, Capo, la popolazione ti ama, tutti i sondaggi ti dànno vincente, gli investimenti industriali nello Stato non sono mai stati così alti...
GOVERNATORE Ecco, fermati qui. Il punto è proprio questo.
MR OBSTAT Cosa intendi dire, Capo?
GOVERNATORE Intendo dire che le cose vanno troppo bene. Ho come un sospetto come di fregatura.
MR LUNGBERG Di fregatura?
GOVERNATORE Ragazzi, lo Stato sta perdendo le palle. Sento puzza di spallamento. Finirà per diventare una specie di grosso centro commerciale. Troppo sviluppo. La gente si sta ammosciando. Hanno dimenticato che questo Stato è il frutto storico della lotta dell'uomo contro la natura avversa. Finita la lotta per la sopravvivenza è finita ogni tensione.
MR OBSTAT Su questo non posso darti torto, Capo.
GOVERNATORE Ci serve un po' di tensione.
MR LUNGBERG e MR OBSTAT Cioè?
GOVERNATORE Signori, ci serve un deserto.
MR LUNGBERG e MR OBSTAT Un deserto?
GOVERNATORE Sissignori, un deserto. Un punto di riferimento primordiale per le buone genti dell'Ohio. Un luogo da temere e amare. Un luogo selvaggio. Qualcosa che ci rammenti contro cosa abbiamo lottato e vinto. Un luogo senza centri commerciali. Un Altro per stimolare l'Io dell'Ohio. Cactus, scorpioni e sole implacabile. Desolazione. Un luogo dove la gente possa aggirarsi in solitudine. Per riflettere. Lontano da ogni cosa. Dunque, signori, ci serve un deserto.
MR OBSTAT Idea geniale, Capo.
GOVERNATORE Grazie, Neil. Signori, permettetemi di presentarvi Mr Ed Roy Yancey, della Progetti Desertici Industriali di Dallas, Texas. Sono quelli che hanno realizzato il Kuwait.
MR LUNGBERG Capperi, dicono che nel Kuwait di deserto ce ne sia un sacco.
MR YANCEY Ci puoi scommettere, Joe, e noi siamo in grado di fornirvi dell'ottimo deserto anche qui nell'Ohio.
MR OBSTAT Come siamo a costi?
GOVERNATORE Accettabili.
MR LUNGBERG Dove andrebbe messo?
MR YANCEY Dunque, signori, il Governatore e io ne abbiamo lungamente discusso, ecco, vi prego di dare un'occhiata a questa carta topografica...
MR OBSTAT Questo è l'Ohio, e fin qui ci siamo.
MR YANCEY Il punto che il Governatore e io avremmo in mente si trova nella parte meridionale del vostro grande Stato. Più o meno... qui. Per la precisione da qui a qui. Cento miglia quadrate.
MR OBSTAT Intorno a Caldwell?
MR YANCEY Esatto.
MR LUNGBERG Ma non ci abita un po' troppa gente, da quelle parti?
GOVERNATORE Vorrà dire che verrà spostata. Ragioni di forza maggiore. Il deserto se ne infischia dell'uomo. Rientra nel concetto complessivo.
MR LUNGBERG Non è anche parecchio vicina alla Wayne National Forest?
GOVERNATORE Smetterà di esserlo.
(Mr. Lungberg fischia.)
MR OBSTAT Ehi, mia madre abita vicino a Caldwell.
GOVERNATORE Colpito nel segno, eh Neil? Rientra nel concetto complessivo. Il concetto deve colpire nel segno. Natura avversa significa violenza, Neil. E noi faremo in modo che sullo stomaco inflaccidito di questo Stato ricominci a crescere un po' di pelo. Colpirà nel segno.
MR LUNGBERG Ne sei proprio convinto, vero, Capo?
GOVERNATORE Mai stato così convinto, Joe. È proprio quello che ci vuole per il nostro Stato. Me lo sento.
MR OBSTAT Finirai sui libri di Storia, Capo. Diventerai immortale.
GOVERNATORE Grazie, Neil. Vedi, il fatto è che la trovo una cosa giusta, soprattutto adesso che ne ho lungamente discusso con Mr Yancey. Cento miglia di nulla, cento miglia di bianca sabbia abbacinante. Ovviamente lungo il perimetro ci metteremo un paio di laghetti, perché la gente possa pescare...
MR LUNGBERG Perché proprio bianca, la sabbia? Perché invece non, ipotesi, della sabbia nera?
GOVERNATORE Approfondisci, Joe.
MR LUNGBERG Be', il concetto si basa sul contrasto, sulla diversità, sull'avversità della natura selvaggia, forse addirittura, se non ho capito male, forse addirittura sull'orrido, dico bene?
GOVERNATORE Sì, c'entra pure l'orrido, esatto.
MR LUNGBERG Bene, l'Ohio è uno Stato pieno di bianco: le strade sono bianche, le gente tende complessivamente al bianco, abbiamo un bel sole luminoso... Cento miglia di sabbia nera mi sembrano un fior di contrasto. Riuscite a immaginare niente di più orrido? Tra l'altro il nero assorbirebbe molto meglio il calore. Più caldo c'è, più risalta l'aspetto desolazione.
GOVERNATORE Mi piace. Tu che ne pensi, Ed Roy? La sabbia nera è adatta a cactus e scorpioni?
MR YANCEY Non ci vedo alcun tipo di problema.
MR OBSTAT Che costi ha la sabbia nera?
MR YANCEY Probabilmente è un po' più cara di quella bianca. Devo parlare con i ragazzi del reparto Sabbia. Ma penso di potermi sbilanciare dicendo che la giudico una variazione possibile nell'ambito del progetto complessivo.
GOVERNATORE Perfetto.
MR LUNGBERG Quando cominciamo?
GOVERNATORE Immediatamente, Joe. La natura avversa è di per sé una cosa rapida e violenta.
MR OBSTAT Capo, consentimi di esprimerti la mia emozione. Congratulazioni, da uomo a uomo e da cittadino a Governatore.
GOVERNATORE Grazie, Neil. Adesso però sarà meglio che ti sbrighi a chiamare tua madre.
MR OBSTAT Già, vero.
MR LUNGBERG Capo, non credi che ci vorrebbe un nome?
GOVERNATORE Un nome? Gran bella idea, Joe. Al nome non ci avevo pensato.
MR LUNGBERG Posso suggerirne uno?
GOVERNATORE Spara.
MR LUNGBERG Deserto Incommensurabile dell'Ohio.
GOVERNATORE Deserto Incommensurabile dell'Ohio.
MR LUNGBERG Esatto.
GOVERNATORE È un nome formidabile. Tanto di cappello. Hai sempre delle ottime idee, Joe. Splendido. Comunica vastità, desolazione, grandeur, e poi spiega che è nell'Ohio.
MR LUNGBERG Non sarà un po' presuntuoso?
GOVERNATORE Nient'affatto. Rientra perfettamente nel concetto.
MR OBSTAT Complimenti anche da parte mia, Joe.
MR YANCEY Gran bel nome, Joe.
GOVERNATORE Bene, mi sembra che ci siamo, no? Concetto. Deserto. Colore. Nome. Non ci resta che la tensione.
MR YANCEY E allora diamoci dentro.

David Foster Wallace, La scopa del sistema, 1987.



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lunedì, novembre 07, 2011

Le mani sul passato...

Vai alle mani di Brandy Alexander. Si comincia sempre con le sue mani. Brandy Alexander allunga una mano, una di quelle mani pelose dalle nocche suine, le vene del braccio ammassate e strizzate al gomito da braccialetti di ogni colore. Da sola, Brandy Alexander è un tale mutamento nello standard della bellezza che niente risalta. Nemmeno tu.
«Allora, cara» dice Brandy. «Cosa è successo al tuo viso?»
Gli uccelli.
Scrivo:
uccelli. gli uccelli hanno mangiato il mio viso.
E comincio a ridere.
Brandy non ride. Brandy dice: «Cosa significa?».
E sto ancora ridendo.
ero in macchina sull'autostrada, scrivo.
E sto ancora ridendo.
qualcuno ha sparato una pallottola calibro 30 con un fucile.
il proiettile mi ha strappato l'intera mascella dalla faccia.
Ancora ridendo.
sono venuta all'ospedale, scrivo.
non sono morta.
Ridendo.
non hanno potuto riattaccarmi la mascella perché i gabbiani l'avevano mangiata.
E smetto di ridere.
«Cara, la tua calligrafia è terribile» dice Brandy. «Adesso dimmi il resto.»
E comincio a piangere.
il resto, scrivo, è che devo mangiare cibi per poppanti.
non posso parlare.
non ho una carriera.
non ho una casa.
il mio fidanzato mi ha lasciata.
nessuno mi guarda.
tutti i miei vestiti, la mia migliore amica li ha rovinati.
Sto ancora piangendo.
«Che altro?» dice Brandy. «Raccontami tutto.»
un bambino, scrivo.
un bambinetto al supermercato mi ha chiamato mostro.
Quegli occhi Burning Blueberry mi fissano come mai altri occhi hanno fatto per tutta l'estate. «La tua capacità di percezione è completamente fottuta» dice Brandy. «Tutto quello di cui riesci a parlare è immondizia già accaduta.»
Dice: «Non puoi basare la tua vita sul passato o sul presente».
Dice Brandy: «Devi raccontarmi del tuo futuro».
Brandy Alexander, lei si alza in piedi sulle sue scarpe-trappola reggi-gambe d'oro lamé. La regina suprema estrae un portacipria ingemmato dalla borsetta e lo apre per guardare lo specchietto.
«Quella terapista» dicono quelle labbra Plumbago, «la logopedista può essere così stupida in certe situazioni.»
I grandi muscoli delle braccia ingioiellate di Brandy mi mettono a sedere sulla sedia ancora calda del suo culo, e lei tiene il portacipria in modo che possa guardarci dentro. Invece della cipria, è pieno di capsule bianche. Al posto dello specchietto, c'è una foto in primo piano di Brandy Alexander sorridente e bellissima.
«Sono Vicodin, cara» dice. «È la scuola di medicina Marilyn Monroe, quella dove il giusto numero di droghe cura qualunque malattia.»
Dice: «Prego. A tua disposizione».
Snella ed eterna divinità, la foto di Brandy mi sorride da sopra un mare di analgesici. Ecco come ho incontrato Brandy Alexander. Ecco come ho trovato la forza per non andare avanti con la mia vita precedente. Ecco come ho trovato il coraggio di non raccogliere gli stessi vecchi cocci.
«Ora» dicono quelle labbra Plumbago «mi racconterai la tua storia come lo hai appena fatto. Scrivila tutta quanta. Racconta quella storia, ancora e poi ancora. Raccontami la tua triste storia del cazzo per tutta la notte.» Quella regina Brandy punta verso di me un dito lungo e ossuto.
«Quando capisci» dice Brandy «che quella che racconti è solo una storia. Che non sta più succedendo. Quando realizzi che la storia che stai raccontando sono solo parole, quando puoi sbriciolarla e gettare il tuo passato nel secchio dell'immondizia» dice Brandy, «allora riusciremo a capire chi sarai.» 

Chuck Palahniuk, "Invisible Monsters", 1999.




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domenica, ottobre 30, 2011

Le speranze in saldo

Una volta Clara mi chiese: <<Ma come mai la tua famiglia è emigrata in Canada? Credevo che tutti gli ebrei andassero a New York>>.
 Allora le spiegai che io ero nato in Canada perché a mio nonno, un macellaio rituale, erano mancati venti dollari e rotti. Correva l'anno 1902 quando Moishe e Malka Panofsky, freschi sposi, erano andati a Budapest da Simcha Debrofsky, della Società di Mutuo Soccorso agli Emigranti. <<Vorremmo i documenti per New York>> aveva detto il nonno.
 <<Perché, per il Siam no? E per l'India? Che vi ha fatto l'India? Be', visto che qui abbiamo un telefono, adesso chiamo il presidente a Washington. "Senti, Teddy, non è che a Canal Street siete a corto di emigranti? Ascolta, Teddy, magari ve ne serve qualche altro che non spiccica una parola di inglese. Sìii? Allora ho grandi notizie per te. Ho giusto davanti a me una coppia di shlepers disposti a venire a vivere a New York". Se proprio volete la golden medine, Panofsky, dovete mettermi qui sul tavolo cinquanta dollari americani. In contanti>>.
 <<Ecco, signor Debrofsky, il fatto è che cinquanta dollari non li ho>>.
 <<Davvero? Va bene, allora ascoltate me. Voglio rovinarmi. Per venticinque dollari vi mando tutti e due in Canada>>.

Mordecai Richler, "La versione di Barney", 1997.


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martedì, agosto 30, 2011

Chi più spende...

Non è saggio pagare troppo.
Ma pagare troppo poco è peggio.
Quando si paga troppo si perde un po’ di denaro, e basta.
Ma se si paga troppo poco si rischia di perdere tutto, perché la cosa comperata potrebbe non essere all’altezza delle proprie esigenze.
La legge dell’equilibrio negli scambi non consente di pagare
poco e di ricevere molto : è un assurdo.
Se si tratta col più basso offerente, sarà prudente aggiungere qualcosa per il rischio che si corre ; ma se si fa questo si avrà abbastanza per acquistare qualcosa di meglio.

attribuita a John Ruskin (1819 - 1900)

Fotogramma tratto da L'Avaro, regia di Tonino Cervi
(adattamento dell'opera di
Molière), Italia, 1990.

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domenica, agosto 21, 2011

Una luce spenta...

"Lanterna Verde"
(or. "Green Lantern")
Regia di Martin Campbell, USA, 2011.


Hal Jordan (Ryan Reynolds) è un pilota collaudatore di aerei da guerra, spericolato, sfrontato, pieno di sé, irresponsabile eppure vulnerabile nell'animo a causa dei traumi del suo passato. Quando l'alieno Abin Sur arriva morente sul pianeta Terra, su Hal ricadrà il compito di succedergli e di entrare nel corpo delle "Lanterne Verdi", una squadra cosmica speciale cui è affidato il compito di vegliare sull'Universo e di sventare i pericoli che lo minacciano, grazie all'utilizzo di uno speciale anello che dona ai suoi possessori superpoteri immensi. Spaventato dalla responsabilità che il ruolo comporta, Hal tentennerà parecchio, ma, quando la minaccia dell'entità aliena Parallax, incarnazione del sentimento della Paura, giunge sulla Terra, la scelta di vestire i panni dell'eroe sarà d'importanza vitale per il suo pianeta e per i suoi affetti.

Ispirato all'omonima serie a fumetti statunitense nata negli anni '40 ed edita dalla DC Comics, il film ripropone uno degli eroi fumettistici di maggiore successo della casa editrice.

A voler indagare a fondo questa trasposizione cinematografica, bisognerebbe prima essere dei conoscitori dell'universo fantastico dal quale proviene e cui fa riferimento, tuttavia, non potendo il sottoscritto annoverarsi tra gli esperti del genere e constatando la titanica impresa di districarsi tra migliaia di episodi pubblicati nel corso dei decenni tra continuum paralleli, universi alternativi, cross-over, team-up, spin-off, reboot e canoni rivisitati, non ci resta altro che la possibilità di valutare la pellicola come prodotto di intrattenimento in sé e valutarla singolarmente.

Concretizzatosi dopo il naufragio dell'idea di portare sullo schermo una versione comica del personaggio, interpretata da Jack Black, e giunto in produzione dopo diversi rimaneggiamenti della sceneggiatura, ad opera di differenti autori, il film rende chiaro, sin dalle prime sequenze, come la Warner abbia scelto di distribuire un prodotto dalle spiccate qualità effettistiche e visive, spingendo molto sull'utilizzo della computer grafica più consistente e sul richiamo che il personaggio di Lanterna Verde (ed il 3D) avrebbero esercitato su un pubblico da multiplex; tuttavia, superato l'impatto iniziale che la confezione può sortire sullo spettatore, ci si rende conto molto presto della totale esilità della sostanza narrativa: una infinita sequela di melensi dialoghi pleonastici e ripetitivi di insopportabile banalità (propinati ad ogni pie' sospinto da un cast di interpreti bellocci e senza troppa anima), ed il susseguirsi di scene che cadono nel didascalismo più disarmante, telefonano già nei primi minuti il prevedibile sviluppo ed epilogo dell'intreccio (per altro, quasi inesistente) e ci lasciano quale unico impegno quello di guardare gli effetti speciali dall'immancabile ed invadente predominanza cromatica verde.

Martin Campbell, neozelandese cresciuto professionalmente nella televisione inglese, che ha firmato diversi film hollywoodiani da botteghino ("Agente 007 - GoldenEye", "Vertical Limit", "La maschera di Zorro", tanto per citarne alcuni), si mostra piuttosto disinvolto ed a proprio agio nella resa delle sequenze d'azione e combattimento, alcune delle quali abbastanza godibili, ma, purtroppo, manca dello spessore, dell'originalità o anche della semplice lucidità di visione che nomi del calibro di Christopher Nolan ("Batman Begins" e "Il Cavaliere Oscuro"), Ang Lee ("Hulk") o Sam Raimi ("Spider-Man") hanno saputo sfoderare quando si sono cimentati con le loro versioni di eroi d'inchiostro; Campbell ci lascia così negli occhi e nella mente la sensazione che "Lanterna Verde" sia il frutto del più effimero intrattenimento infantile, poco più che un vuoto giocattolo, un'anteprima di quella che potrebbe essere un'ennesima saga cinefumettistica pronta a snocciolare in sala e con cadenza annuale i suoi futuri episodi. Oppure, chissà che non ci si debba aspettare, come nel caso del progetto de "I Vendicatori" al quale stanno lavorando i Marvel Studios, un più ampio progetto che riunirà in un unico franchise tutti gli eroi DC della "Justice League of America"?!

Da ignorare senza troppi rimpianti.




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venerdì, agosto 19, 2011

Dei santi e dei bevitori...

Questa è la storia di Danny, degli amici di Danny e della casa di Danny. È la storia di come queste tre cose diventarono una sola.

A Pian della Tortilla, parlare della casa di Danny non significa parlare di una costruzione di legno incrostata di calce e stretta dai lacci d'un vecchio cespo rampicante di rosa castigliana. No, quando uno parla della casa di Danny, parla di uomini che, costituiti in unità, largirono filantropia, e conobbero dolcezza, gioia e, infine, mistico dolore.
Poiché la casa di Danny fu simile alla Tavola Rotonda, e gli amici di Danny non furono dissimili dai Cavalieri di quella.
E questa è la storia di come il gruppo pervenne a formarsi, come fiorì e raggiunse pienezza di organismo vitale. Riguarda, questa storia, le avventure degli amici di Danny, e tratta del buono che essi fecero, e dei loro propositi, i loro pensieri, i loro sforzi. Spiega infine in qual modo il talismano andò perduto e il gruppo si sciolse.
A Monterey, vecchia città marina della California, queste cose sono note e vengono ripetute, magnificate, a volte anche, naturalmente, esagerate. È bene dunque, fissarle sulla carta, perché, in un tempo futuro, i dotti non possano dire come dicono di Re Artù, di Orlando e di Robin Hood: "Danny? Gli amici di Danny? La casa di Danny? Tutte leggende. Danny è un dio della natura, e i suoi amici sono simboli primitivi del vento, del cielo, del sole."
Questa storia è scritta allo scopo di reprimere lo scherno sulle labbra dei dotti biliosi.

John Steinbeck, Pian della Tortilla, 1935.



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