lunedì, luglio 23, 2007

Il sogno dell'inorganico

Alle quattro e un quarto del pomeriggio, Orario Standard della Terra, Garson Poole si svegliò in un letto d'ospedale, capì di trovarsi in una camera a tre letti e si rese conto di altre due cose: di non avere più la mano destra e di non sentire alcun dolore.

Mi hanno somministrato un forte analgesico, disse tra sé mentre guardava il muro con la finestra che dava sul centro di New York. L'intricata ragnatela su cui si muovevano velocemente veicoli e pedoni risplendeva nella luce del tardo pomeriggio, e la brillantezza della luce al tramonto lo affascinò. Non è ancora finita, pensò. E nemmeno io sono finito.

C'era un videofono sul tavolino di fianco al letto; Poole esitò, poi alzò il ricevitore e fece un numero esterno. Un istante dopo vide il volto di Louis Danceman, incaricato di gestire le attività della Tri-Plan mentre lui, Garson Poole, era assente.

"Grazie a Dio sei vivo" disse Danceman appena lo vide; la grossa faccia carnosa butterata come la superficie lunare si distese di sollievo.
"Ho chiamato dappertutto..."
"Non ho più la mano destra" disse Poole.
"Ma andrà tutto bene, vedrai. Voglio dire, possono innestartene un'altra."
"Da quanto tempo sono qui?" domandò Poole. Si chiese anche dove fossero finiti le infermiere e i dottori e perché non stavano lì a blaterare e protestare, intimandogli di non usare il videofono.
"Quattro giorni" rispose Danceman. "Qui allo stabilimento tutto va a gonfie vele. In effetti, abbiamo ricevuto ordini da tre diversi sistemi di Polizia, tutti qui sulla Terra. Due in Ohio, uno in Wyoming. Ordini belli grossi, con un terzo di anticipo e la solita opzione per il noleggio valida tre anni."
"Tiratemi fuori di qui" disse Poole.
"Non posso tirarti fuori finchè la mano nuova..."
"La farò reinnestare in un secondo tempo." Voleva disperatamente tornare al suo ambiente familiare. Il ricordo del razzo mercantile che incombeva grottesco sullo schermo del pilota si fece strada sullo sfondo dei suoi pensieri; se chiudeva gli occhi si rivedeva nel suo velivolo danneggiato mentre rimbalzava da un razzo all'altro, accumulando enormi danni nella corsa. Le sensazioni cinetiche... trasalì al ricordo. Suppongo di essere stato fortunato, disse tra sé.

"Sarah Benton è lì con te?" chiese Danceman.
"No." Naturalmente: la sua segretaria personale - ma solo per questioni di lavoro - sarebbe rimasta lì nei paraggi, facendogli da mamma nel suo modo goffo e infantile. Tutte le donne corpulente amano fare da mamme, pensò. E sono pericolose; se ti cadono addosso possono ucciderti. "Forse è questo che mi è accaduto" disse ad alta voce. "Forse Sarah mi è caduta sul razzo."
"No, no; si è rotto un tirante sulla pinna direzionale del razzo, era l'ora di punta, il solito traffico, e tu..."
"Mi ricordo." La porta della camera si aprì e lui si girò; apparvero un dottore in camice bianco e due infermiere in camice azzurro, e si diressero verso il suo letto. "Ci sentiamo dopo" disse Poole e riagganciò il videofono. Fece un profondo respiro di attesa.

"Non dovrebbe ricominciare a videofonare così presto" disse il dottore mentre studiava la sua cartella clinica. "Signor Garson Poole, proprietario della Tri-Plan Elettronica. Che costruisce dardi di identificazione capaci di rintracciare la loro preda nel raggio di mille miglia, in base alla lunghezza d'onda encefalica. Lei è un uomo di successo, signor Poole. Eppure, caro signor Poole, lei non è un uomo. Lei è una formica elettrica."
"Cristo!" disse Poole stupefatto.
"Per cui non la possiamo curare qui, ora che lo abbiamo scoperto. Naturalmente, ce ne siamo accorti non appena abbiamo esaminato la ferita sulla mano destra; abbiamo visto i componenti elettronici e poi abbiamo fatto una lastra a raggi X del torace, che ovviamente ha confermato la nostra ipotesi."
"Cos'è una formica elettrica?" chiese Poole. Ma in realtà lo sapeva; sapeva a cosa ci si riferiva con quel termine.
"Un robot organico" rispose un'infermiera
"Capisco" disse Poole. Gli vennero i sudori freddi, per tutto il corpo.
"Non sapeva di esserlo?" chiese il dottore.
"No" rispose Poole scuotendo la testa.

Philip K. Dick, La Formica Elettrica [The Electric Ant], 1968


Immagine: Steven Stahlberg, Android Blues

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