giovedì, novembre 09, 2006

Dagli archivi polverosi...

Mettendo in ordine tra i file sparsi nel mio pc, ho trovato questa vecchia recensione che avevo scritto per un giornale (non serve precisare che non fu mai pubblicata)... e siccome sono in vena di buttare qualcosa di inedito nel blog (ma non ho voglia di scrivere niente), mi dedico al riciclaggio e vi rifilo questa recensione (scritta all'uscita in sala del film, dunque qualche anno prima che Nolan girasse "Batman Begins")... nel caso qualcuno non avesse ancora visto il film in questione...

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"Insomnia"
regia di Christopher Nolan, USA, 2002

Fattosi conoscere nel 2000 con il virtuosistico “Memento”, il regista inglese Christopher Nolan, ha destato l’attenzione di pubblico e critica dimostrando da subito un talento ed un’inventiva degne di nota. Con queste premesse, non stupisce che un suo lavoro successivo potesse creare aspettative di alto livello; la meraviglia maggiore, invece, potrebbe arrivare nel trovarsi di fronte ad un film non particolarmente eccessivo o sperimentale, ma sicuramente riuscito ed accurato sotto diversi aspetti.
La produzione è, senza dubbio, di budget più elevato rispetto al precedente film (le riprese aeree sui ghiacciai dell'Alaska lo dimostrano), ma è, comunque, poco "chiassosa" e senza sperperi (la cosa più costosa potrebbe essere stata il cachet di Pacino), forse merito di uno Steven Soderbergh (noto come il regista più indipendente degli studios hollywoodiani) in veste di produttore esecutivo?!?...Chissà?!?...
Sulla trama c’è poco da dire: due investigatori della polizia di Los Angeles (Al Pacino e Martin Donovan) sono incaricati di indagare sul misterioso omicidio di una diciassettenne, avvenuto in una piccola cittadina dell’Alaska, ma il verificarsi di un incidente durante la ricerca dell’assassino e la pressione della squadra disciplinare sul detective Dormer (Pacino), finiranno ben presto col diventare, per lui, una questione personale che rischia di riportare a galla alcuni trascorsi compromettenti e poco chiari. La caccia all’assassino si farà sempre più serrata, nonostante la mancanza di lucidità dovuta all’insonnia da sole di mezzanotte.
I punti di forza dell’intreccio, si schierano tutti sul piano dei colpi di scena (in realtà, narrativamente più significativi di quanto possano sembrare a prima vista).
Lo sviluppo cronologico, non è, come ci si sarebbe aspettati, rivoluzionario al pari di quello di "Memento", ma la regia è quella: sobria, efficace, funzionale nel trasmettere la tensione emotiva di una storia che incrocia l'indagine del poliziotto Dormer-Pacino al suo conflitto interiore, nel disagio di un problema psico-fisico (l'insonnia del titolo, appunto)!... Di certo il genere è uno dei più abusati degli ultimi anni sulla scena cinematografica americana e non (si pensi a “Il Collezionista” di Gary Fleder, 1997; o “Il Collezionista di Ossa” di Phillip Noyce, 1999; o al francese “I Fiumi di Porpora” di Mathieu Kassovitz, 2000; per non parlare della saga del dott. Lecter!), ma Nolan sembra affrontarlo con un risultato più che dignitoso grazie anche ad un montaggio lineare, qua e là spiazzante nella rappresentazione visiva di flash che richiamano il tema della memoria visiva soggettiva (tema portante già in “Memento”), e la progressiva perdita di lucidità di percezione ottimamente rappresentata nelle musiche di David Julyan e concretizzata dagli allucinanti effetti sonori; elementi che, lungi dalla messa in scena barocca cruenta e spesso gratuita di particolari raccapriccianti, funzionano e coinvolgono lo spettatore. Anche la fotografia livida di Wally Pfister segna un’ulteriore continuità formale, ma, in questo caso, appare ancora più suggestiva, alle prese con gli scenari abbacinanti delle immense distese di ghiaccio e neve, alla luce del sole di mezzanotte: scenario che sostituisce i paesaggi norvegesi del film originale (“Insomnia”, di Erik Skjoldbjærg, Norvegia, 1997) di cui questo è un remake.
L’interpretazione degli attori è valida e la performance di Pacino eccelle nella sua imponenza, nonostante la star rinunci al proverbiale istrionismo che lo contraddistingue, non a caso, però: il suo tono “sotto le righe” (splendidamente reso dal doppiaggio di Giancarlo Giannini) risulta perfettamente in linea con il protagonista ed il suo stress. Un discorso a parte, invece, per Robin Williams alle prese con un ruolo da cattivo viscido che sembra attirarlo sempre di più (è nelle sale in questi giorni anche “One Hour Photo” di Mark Romanek) e che, sicuramente, lo allontana dai panni di simpatico stralunato nei quali siamo abituati a conoscerlo: il suo Walter Finch, probabilmente, non è la chiave di volta della pellicola, ma, ancora più probabilmente, non pretende di esserlo.
Film indubbiamente intelligente: un "Memento 2" sarebbe stato banale, ma il regista (Nolan) è riuscito a mantenere la propria chiave stilistica di regia senza auto-clonarsi... coi tempi che corrono, si tratta proprio di un gran pregio!...

Buona visione!


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