sabato, ottobre 21, 2006

Piccole produzioni crescono!...

"Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti"
(tit. or. "Hoodwinked!"),
scritto e diretto da Cory e Todd Edwards,
Tony Leech,
USA, 2005.



Cosa pensereste se vi dicessero che dietro alla classica storia di Cappuccetto Rosso c'è dell'altro? Che non tutto, nel magico boschetto delle fiabe, è come appare? Cosa pensereste a scoprire che il lupo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che sta giusto facendo il suo lavoro?... E se il noto epilogo con il salvataggio di Cappuccetto Rosso da parte del Taglialegna fosse, invece, solo il principio di una storia ben più lunga fatta doppie vite segrete, spionaggio industriale ed aspirazioni di monopolio commerciale?...

Scritto e diretto da un pugno di animatori/sceneggiatori/attori dalla filmografia ancora un po' scarna, Hoodwinked (permettetemi di chiamarlo col titolo originale), va a rimpolpare la schiera dei film d'animazione digitale che prende sempre più spazio nelle sale e sugli scaffali di videoteche e rivenditori.
Rimasto abbastanza indifferente alla precedente visione di un film del genere (trattavasi del mediocre "Uno zoo in fuga" di casa Disney), ho noleggiato il film in questione con spirito scettico, certo di vedere un titolo tra i tanti, semplicemente affidandomi (senza neanche troppa fiducia) al parere di un vago passaparola che è arrivato al mio orecchio e che me lo segnalava come "divertente".
Devo dare atto al suddetto passaparola di averci azzeccato in pieno.

Prodotto con mezzi tecnici (ed economici) infinitamente più ridotti rispetto agli esemplari più blasonati di Disney-Pixar e Dreamworks, questa fiaba postmoderna di Cappuccetto Rosso, deve fare di necessità virtù e puntare tutto sulla storia, sui personaggi, sulle gag ed i dialoghi.
A fronte di una qualità delle animazioni e delle immagini relativamente grezza (i personaggi ricordano, più che gli altri film del genere, le qualità visive dei videgame in 3d alla Nintendo), il film punta l'attenzione sull'idea di fondo e sulla simpatia. Nonostante i movimenti delle figure siano spesso rigidi (quasi "plasticosi") e le texture non siano ottimamente dettagliate, lo spettatore può lasciare da parte le aspettative tecniche ed abbandonarsi allo scorrere della storia senza patire particolarmente, tuttavia la regia non rinuncia qui e là a regalarci qualche inquadratura interessante.

Da un punto di vista narrativo, la storia travalica la semplice revisione della Cappuccetto Rosso tradizionale; sì è vero, qui se ne fa una inquieta e determinata teenager stanca ed annoiata dalla vita di provincia (ehm... volevo dire del bosco, ma il concetto è lo stesso), ma non si limita a rivedere lei e gli altri classici protagonisti del patrimonio popolare fiabesco e favolistico per farne solo delle macchiette (così come, ahimè, accade per alcuni personaggi secondari nell'apprezzatissimo "Shrek"), li reinventa, invece, per inserirli a bella posta in una vicenda che pesca a piene mani nella riconoscibile iconografia direttamente attinta da alcuni dei più conosciuti film degli ultimi dieci anni, li ripropone e li fa agire secondo gli schemi più assodati del cinema popolare, in bilico tra la spettacolarità dei film d'azione e l'indagine per mezzo di ricostruzioni e flasback.
Se già ad un primo impatto l'omaggio a "I soliti sospetti" risulta quantomeno esplicito (ancora di più nel titolo italiano), non tardano comunque ad arrivare i riferimenti ai must del caso (tra tutti "Matrix", ormai assunto al ruolo di referente iconografico postmoderno per eccellenza). La narrazione, tuttavia, pur senza appesantire lo sviluppo, si riserva tempo e spazio per frequentare anche la gag cartoonesca più classica tanto quanto l'imperante videomania legata al mondo di internet e degli sport estremi (con tanto di slow-motion e stop-frame sui trick più arditi).
L'umorismo che pervade l'intero film non scade nella faciloneria, talora sceglie la via della battuta brillante talora si concretizza nelle sembianze di un personaggio originale (Japeth, la capra canterina, con tanto di banjo e yodel bluegrass, mi ha letteralmente buttato a terra dal ridere) e così ne fa un grazioso divertimento per adulti senza rinunciare a qualche buffa gag più elementare per gli spettatori più piccoli.

La versione originale del film ha potuto puntare su un cast di voci piuttosto note: Glenn Close, Jim Belushi, Xzibit e Chazz Palminteri per dirne solo alcune; nella versione italiana invece si è rinunciato (fortunatamanete) al richiamo facile del personaggio famoso dietro ai microfoni (pratica sempre più diffusa nel caso dei film d'animazione) e si è optato per dei professionisti del doppiaggio che compiono degnamente il loro lavoro. Allo spettatore che voglia godersi di più lo spettacolo (o a quello che non rinuncia alla seconda visione del film), consiglio però di guardare il film con l'audio originale, a beneficio soprattutto delle immancabili scene musicali, visto che la traduzione delle stesse rovina il feeling generale di quei momenti e li fa sembrare più stupidi di quanto siano nella versione anglofona.

In generale, possiamo dire che questo Hoodwinked risulta piuttosto gradevole, adatto ad una serata spensierata (magari una di quelle in cui dovete tenere buoni dei bambini cui dovete fare da babysitter, senza per questo dovervi annoiare), non può certo competere con i migliori capisaldi del genere animazione digitale, ma rimane comunque un degno prodotto, per molti versi migliore di alcuni dei titoli meno ispirati provenienti dai colossi Dreamworks e Disney.

Battuta topica:
"Diciamo solo che se un albero cade nella foresta avrete tre storie: la vostra, la mia e quella dell'albero!"...




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