giovedì, giugno 05, 2008

Quel che non è stato...

Io non racconto mai bugie. Mia madre diceva sempre che dipendeva dal fatto che sono una brava persona. Invece non dipende dal fatto che sono una brava persona. E' così perché non sono capace di raccontare bugie.
Mia madre era minuta e sapeva di buono. Qualche volta portava un maglione di pile con la cerniera aperta sul davanti, che era di colore rosa e con una minuscola etichetta con la scritta Berghaus sul seno sinistro.
Una bugia vuol dire raccontare che è successa una cosa e invece non è vero. Soltanto una cosa può avvenire in un determinato momento e in un determinato luogo. E ci sono un'infinità di cose che non sono successe in quel determinato momento e in quel determinato luogo. Ma se comincio a pensare a una cosa che non è mai successa, non riesco a smettere di pensare anche a tutte le altre.
Per esempio stamattina a colazione ho mangiato dei Ready Brek e un frullato caldo al gusto di lampone. Se però dico di avere mangiato degli Shreddies e una tazza di tè (1), comincio a pensare ai Coco-Pops e alla limonata e al porridge e a una lattina di Dr Pepper e al fatto che non stavo facendo colazione in Egitto, e poi che non c'era un rinoceronte nella stanza e che mio padre non portava la tuta da sub e così via, e anche solo scrivere queste cose mi fa venire le vertigini e mi spaventa, come mi succede quando mi trovo in cima a un enorme edificio e ci sono migliaia di case e di auto e di persone sotto di me e ho il cervello così affollato da tutte queste cose che ho paura di dimenticarmi di stare dritto e di tenermi alla ringhiera e penso che cadrò di sotto e mi ammazzerò.
Ed ecco un altro motivo per cui non mi piacciono i romanzi, perché raccontano bugie su cose mai avvenute e mi fanno venire le vertigini e mi spaventano.
Ed ecco perché tutto ciò che ho scritto è vero.

(1) E comunque non avrei mai mangiato Shreddies e tè perché sono tutt'e due marroni.


Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, 2003.


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