sabato, maggio 24, 2008

Eroi di ieri. Eroi di oggi.

Oddio dove sono. Ah ecco.
Actarus spinge un carrello all'interno di un grande centro commerciale, sente il freddo del ferro sotto ai guanti, la rotellina a destra è difettosa, fa fatica a tenere dritto il carrello. Avanti tutta! Con la tutina liscia e il casco alzato attraversa il reparto del pesce, poi quello dei latticini, yogurt, stracchini, latte condensato, panna, burro. Gli gira la testa, gli fa male la testa, tra una puntata e l'altra ti rimane la Peroni in corpo. Strano fenomeno, pensa. Magari ti trovi vestito in un modo completamente diverso, magari nella puntata precedente eri abbronzato e in questa no ma ti rimane la Peroni in circolo, strano. Gira tutto, gli si chiudono gli occhi e si regge sul carrello quando sta per cadere e scivola con il piede contro una scatola di tonno. Cosa c'è tra una puntata e quella successiva? Subito pensa ad altro, come quando ti svegli dal sonno con un pezzo di sogno davanti e subito lo scordi e subito pensi alla giornata, a quello che c'è da fare, vai distruggi il male vai. Quanto le fanno, le mozzarelle? 2X1, alabarda atomica, le prendo. Sul carrello non gli è rimasto spazio, ha incolonnato quattro casse di Peroni da 75 cl, erano in offerta. Anche il salmone è in offerta, salmone finlandese al trenta per cento, lo prendo.
Un bambino lo sta puntando con il dito, dice alla madre che quello è il pilota del robot che gli piace tanto. Actarus fa finta di niente, tuttavia non può fare a meno di seguirli con la coda dell'occhio. Tempesta magnetica quanto mi rompono i complimenti! Bambino mio, non c'è niente di divertente e avventuroso nelle missioni spaziali. Vorrebbe dirglielo davvero, pensa. Che bello essere come loro, senza questa stretta e ridicola tutina ventiquattr'ore su ventiquattro, con le alette davanti che ti fanno volare all'indietro o comunque senza vedere dove stai andando, e la calzamaglia che ti si ficca dentro il culo e stai sempre lì a grattarti. Ora è la mamma del bambino che lo fissa, neanche male, magari anche lei segue la guerra e i suoi risvolti. Non ce la faccio più, cosa sono venuto a fare qui? La spesa, deve concentrarsi sulla spesa. E poi? Ah. Il costo dei biglietti per la Stella Fleed, certo, ora deve passare in agenzia e iniziare a risparmiare perché chissà quanto costa il biglietto dell'astronave. Il bambino sta spingendo la madre verso il nostro eroe.

-Mamma, è lui, è lui!

Actarus fa finta di niente, si concentra su un tonno a trance di marca spagnola. No, meglio questi filetti di balena al trenta per cento, devo risparmiare, chissà quanto costa rivedere la mia bellissima Stella Fleed, luogo di libertà, pace, lavoro, amore, sesso: Oh Stella dove le caprette ti fanno... c'hai una cartina?

Il Bambino è a pochi passi.

-Mamma, guarda, è lui.
-Lascia in pace il signore...
-Mamma, è proprio come in televisione!

Actarus deve affrontarli, gli chiederanno l'autografo, gli chiederanno cosa prova a lottare le forze che vogliono annientare la Terra, se è difficile guidare Goldrake, quanto pesa l'alabarda spaziale, eccetera.

-Mamma hai visto quanto è bello Jeeg Robot.

Ha sentito bene?

-Jeeg me lo fai un autografo?

Tuono spaziale! Ma quanto è ritardato questo nano? Non sa neanche guardare la televisione, pensa Actarus.

-Dai, fatti lanciare i componenti, Jeeg!

Amico questo è il TUO pianeta, il TUO futuro, lì fuori c'è una guerra che dovrebbe farti scattare come una molla, guarda che tra un paio di anni cominciano a chiamare pure i bambini e allora sono cavoli tuoi. Actarus finge di guardare il suo orologiofonino. Prende il foglio che gli porge il bambino e firma con uno scarabocchio, qualcosa che potrebbe sembrare sia Goldrake che Jeeg Robot, tanto il bambino a questo punto non sa nemmeno leggere, sicuro.


Claudio Morici, Actarus. La vera storia di un pilota di robot, 2007.


Etichette: