mercoledì, maggio 02, 2007

La fata e gli scacchi

La porta dell'ex ferramenta che ci funge da appartamento si apre di volata sul Piccolo che urla:
"Ehi! Ho visto una fata!"
Ma questo non basta certo a fermare le attività di casa. Mia sorella Clara, che sta preparando una spalla d'agnello alla Montalbàn, si limita a domandare, con la sua voce vellutata:
"Ah sì, Piccolo? Raccontaci un po'..."
Julius il cane fila a ispezionare la sua ciotola.
"Una vera fata, molto vecchia e molto simpatica!"
Mio fratello Jérémy ne approfitta per tentare un'uscita fuori dal suo ambito:
"Ti ha fatto i compiti?"
"No," dice il Piccolo, "ha trasformato un tizio in fiore!"
Siccome nessuno reagisce, il Piccolo si avvicina a me e Stojilkovicz.
"E' vero, zio Stojil, ho visto una fata, ha trasformato un tizio in fiore."
"Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera.
"Perché?"
"Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
La voce di Stojil fa pensare al Big Ben nella nebbia di un film londinese. Così profonda, come se l'aria ti fremesse intorno.
"Scacco matto, Benjamin, matto alla ventura. Ti trovo molto distratto stasera..."


Daniel Pennac, La Fata Carabina, 1987


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