sabato, aprile 19, 2008

Il dolce fascino ed il freddo cambiamento

La "Guida galattica per gli autostoppisti" è, come è stato notato spesso e con puntigliosità, un libro alquanto sorprendente.
In sostanza, come il titolo lascia capire, è un manuale. Il problema, o meglio uno dei problemi (perché ce ne sono tanti, gran parte dei quali hanno contribuito a intasare di carte i tribunali civili, commerciali e penali di tutte le zone della Galassia, soprattutto, dove consentito, quelli più corrotti), è questo.
La frase precedente ha senso. Ma non è questo il problema.
Il problema è un altro.
Il cambiamento.
Riflettete bene su questa parola e capirete.
La Galassia ha una fisionomia che cambia di continuo. E' incredibilmente vasta e ogni atomo di tale vastità è in perpetuo movimento, muta senza posa. Se pensate che sia un vero e proprio incubo per un redattore scrupoloso, coscienzioso e diligente dover apportare a questo dettagliatissimo e complesso libro elettronico continue modifiche per mantenerlo aggiornato, viste le condizioni e le situazioni perennemente diverse che la Galassia genera ogni minuto di ogni ora di ogni giorno, vi sbagliate. Vi sbagliate perché non capite che il redattore, come tutti i redattori che la "Guida" abbia mai avuto, non comprende in realtà il significato della parola "scrupoloso", "coscienzioso", e "diligente", e tende ad avere incubi per cose di ben minore importanza.
Il criterio di aggiornamento delle voci, nella rete sub-Eta, è un altro: il testo viene modificato se non fa un bell'effetto sullo schermo, altrimenti viene lasciato intatto. Prendete per esempio il caso di Brenquida nel Ream di Avalars, un mondo che nei miti, nelle leggende e nei miniserial in tri-di integralmente idioti viene descritto come il regno del magico e magnifico Drago di Fuoco Fuorlonis.
Nei tempi Antichi, prima dell'Avvento del Sorth di Bragadox, quando Fragilis cantava e Saxaquine del Quenelux regnava, quando l'aria era profumata e le notti erano dolci, ma tutti in un modo o nell'altro riuscivano a essere, o così almeno affermavano, vergini (per quanto non si capisce proprio come potessero pensare che qualcuno prestasse anche minimamente fede a tali affermazioni assurde, considerate l'aria profumata, le notti dolci eccetera eccetera), su Brequinda, nel Ream di Avalars, non si poteva scagliare un mattone senza colpire almeno una mezza dozzina di Draghi di Fuoco Fuorlonis.
Che poi ci fosse chi voleva colpirli apposta, è un'altra questione.
Non è che i Draghi di Fuoco non fossero una specie essenzialmente pacifica: lo erano. Adoravano la pace fin nelle minime cose, e questa dettagliata adorazione spesso costituiva già di per sé un problema: capita così di frequente di fare del male alle persone che si amano, e il discorso è particolarmente valido se chi ama è un Drago di Fuoco Fuorlonis con il fiato che pare un razzo propulsore e i denti che paiono il recinto di un parco. Un altro problema era che, se si sentivano dell'umore giusto, i Draghi di Fuoco sovente facevano del male a parecchie persone che anche altri amavano. Si aggiunga a queste circostanze il fatto che un numero abbastanza esiguo di pazzi andava effettivamente in giro a scagliare mattoni, e si capirà che su a Brequinda nel Ream di Avalars un sacco di gente subiva gravi danni a causa dei Draghi.
Ma se la prendevano, queste persone, per ciò che accadeva loro? No, non se la prendevano affatto.
Furono mai udite piangere il loro destino? No.
I Draghi di Fuoco Fuorlonis erano venerati in tutte le terre di Brequinda nel Ream di Avalars per la loro selvaggia bellezza, il loro nobile comportamento e la loro tendenza ad azzannare chi non li venerava.
Come mai? Si dirà.
La risposta è semplice.
Per via del sesso.
Per qualche insondabile ragione, è terribilmente sexy che enormi draghi magici che sputano fuoco volino basso nel cielo rischiarato dalla luna quando l'aria è già pericolosamente profumata e la notte già pericolosamente dolce.
Perché le cose stessero così, il popolo inebetito dalle romanticherie che abitava su Brequinda nel Ream di Avalars non avrebbe saputo dirvelo, né, una volta colpito dall'effetto erotizzante dei Draghi, si sarebbe fermato con voi a discutere l'argomento. E perché non ne avrebbe discusso? Perché, non appena uno stormo di cinque o sei Draghi di Fuoco Fuorlonis col corpo duro come il cuoio e dalle ali morbide come seta si sollevava di sera sopra l'orizzonte, metà degli abitanti di Brequinda correvano nei boschi con l'altra metà per passare la notte in esercizi piacevoli e sfiancanti, e sbucavano fuori dal folto degli alberi alle prime luci dell'alba tutti sorridenti e felici, affermando ancora, con una certa dolcezza, di essere vergini, anche se le loro sembianze virginali apparivano piuttosto rosse e sudate.
Colpa dei feromoni, osservavano alcuni ricercatori.
Colpa delle onde acustiche, sostenevano altri.
Il posto era sempre zeppo di ricercatori che cercavano di sviscerare il problema e impiegavano un sacco di tempo per sviscerarlo.
Non c'è da meravigliarsi che la descrizione graficamente fascinosa dello stato generale delle cose su quel pianeta abbia avuto grande successo tra gli autostoppisti che usano la Guida per orientarsi. Per questo tale descrizione non è mai stata tolta, e per questo i viaggiatori moderni sono costretti a scoprire da sé che la Brequinda di oggi, nella città-stato di Avalars, è ormai solo un miscuglio di cemento, locali notturni e Burghy del Drago.

Douglas Adams, Addio, e grazie per tutto il pesce, 1984.


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