venerdì, agosto 04, 2006

(Deludenti) Proiezioni di mezzanotte

"Hostel", scritto e diretto da Eli Roth, USA, 2005


Che Quentin Tarantino si sia un po' fatto prendere la mano dal successo, questo è abbastanza evidente; che questo successo debba fare di lui il nome d'oro da sfoderare in locandina per sbolognare film truculenti talvolta di gusto e fattura molto discutibili, questo lo si può accettare meno, anzi, se questa è la strada che intende seguire, non so quanto ancora il suo nome varrà come garanzia di pellicole e cineasti esordienti!

Il sottotitolo del film in questione potrebbe benissimo essere: "Come prendere una buona idea e scaricarla giù per un cesso intasato di escrementi". Insomma, se come me siete tra gli sfortunati che si sono lasciati irretire dalla promettente locandina o dalle inquietanti immagini del trailer, sappiate che il film non ha altro da offrire più della locandina in questione e di quelle quattro immagini lì (le quali, peraltro, nel film sono anche abbastanza sbrodolate, al punto da perdere fino all'ultima goccia di quella potenza visiva che promettono nella versione condensata dei "coming soon").

Personalmente non ho visto il precedente film di Roth ("Cabin Fever") e inoltre non sapevo niente di questo giovane regista, se non che, in giro per il web, si vocifica essere una valida promessa del cinema horror low-budget.
La vicenda dovrebbe svilupparsi attorno ad un presupposto che non si rende manifesto per tre quarti del film, tuttavia, in sede di sceneggiatura il "coraggioso" Roth decide di fuorviare lo spettatore, seguendo, in giro per l'Europa, le scorrerie psicotropico-sessuali dei tre protagonisti interessanti ed empatici quanto dei filetti di nasello congelati!
Ad avvilire ulteriormente le attese degli spettatori più horrorofili, la totale mancanza di ironia tipica degli slasher movies più esemplari ed una sequela di scene e dialoghi destanti la più totale indifferenza (la battuta più divertente del film dovrebbe essere qualcosa del tipo: "Non siamo venuti sin qui dall'America solo per strafarci di erba!" "Ehi, io sono venuto sin qui dall'Islanda!") . Il Roth-sceneggiatore non riesce a sottrarsi alla trappola degli stereotipi e fa la classica figura dell'americano in balia di questa trasgressiva e pittoresca Europa (non a caso, lo stesso Roth si professa appassionato ammiratore della filmografia delle due trash-pop-adolescenziali Gemelle Olsen), mentre il Roth-regista si lascia tentare da un suggestivo viaggio visivo nel baluginante mondo neon-cromatico delle discoteche e dei bordelli di Amsterdam... purtroppo mancando completamente il bersaglio!

La seconda parte del film dovrebbe finalmente servire il cuore saporito della vicenda, ma, ahimè, non fa che trasferire i tre baldanzosi giovanotti nella cornice di uno sperduto paesino della Slovacchia (dove finalmente potranno soddisfare i propri appetiti pubici) e spegnere qualsiasi attesa e tensione drammatica grazie ad una collezione di tempi registici e di sceneggiatura tra i più sbagliati della Storia del Cinema! E così, il film scivola su una lugubremente splendida location, popolata di individui dai costumi e dalle attitudini mirabilmente degni di un "guinea pig movie", per mostrarci un paio di scene piuttosto raccapriccianti proprio quando l'apatia ci ha ormai resi del tutto insensibili e visivamente impermeabili anche alla più efferata delle mutilazioni; a niente servono le citazioni buttate qui e là giusto per rendere un omaggio distratto ai capolavori del gore, né il fugace cameo del regista Takashi Miike, se non a convincerci ancora di più dello spreco di idee che aleggia immane su questa pellicola. Sembra quasi che Roth, ubriacato dall'euforia di girare nel Vecchio Continente (e dai corpi senza veli delle belle attrici dell'est europeo), si sia completamente dimenticato dell'idea originale che stava alla base del film, salvo tentare di riportarla fuori in fretta e furia all'ultimo momento, consumando quel che poteva delle scorte di sangue finto che stavano in magazzino.

In uno degli spezzoni di backstage tra gli "extra" del dvd, il regista racconta di come, a causa dell'atmosfera troppo macabra della location principale delle scene più gore (un fatiscente ed oscuro manicomio di Praga, costruito nel 1910), abbia fatto richiesta che un quartetto d'archi suonasse rilassante musica da camera negli intervalli tra una ripresa e l'altra, per alleggerire l'umore del cast e della troupe. Cacchio, con una storia, un'idea ed un set così per le mani, come fai a perderti per strada in questo modo!?...

Caro Quentin Tarantino, la prossima volta, pensaci bene, prima di associare il tuo nome ad un film del genere: non sei mica Andy Warhol!


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5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sottoscrivo e confrofirmo!
Hostel è uno dei film più deludenti che abbia visto ultimamente: ho degli amici che mi prendono ancora in giro perché li ho portati a vedere il film. E il bello è che, da perfetto pirla, l'ho fatto proprio perché c'era il nome di Tarantino in locandina.
Il regista ha letteralmente spento "qualsiasi attesa e tensione drammatica grazie ad una collezione di tempi registici e di sceneggiatura tra i più sbagliati della Storia del Cinema!"

4:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

ho dormito per i primi 30 minuti...al 43mo ho spento...

12:24 AM  
Blogger Lo Zio said...

Uhmmm... io non ci riesco, in tanti anni che studio Cinema, ho contratto una rarissima forma ossessivo-compulsiva chiamata "Sindrome del Terzo Atto" (o, più colloquialmente, STA), la quale ha l'effetto di impedirmi l'interruzione della visione di un film (anche bruttissimo)del quale ho visto l'inizio se non a costo di dolorosissimi spasmi, e disturbi psicosomatici di vario tipo... l'ultima volta, ad esempio, ho sofferto di stomaco per 3 giorni ed ho assunto la personalità e le sembianze di Jay Leno... il problema è che non so neanche chi sia Jay Leno!...

1:11 AM  
Anonymous Anonimo said...

pensa che ho visto anche "The fog. nebbia assassina" un pessimo e banalissimo remake di cui ho dimenticato il titolo per mesi. Con un mio amico ci chiedevamo: "si. mi ricordo di Hostel, ma quel film assurdo.. ti ricordi che stavamo sempre ridendo...poi ogni tanto ci guardavamo perplessi chiedendoci dove voleva arrivare..." Sarà stata la nebbia ma non ne ho capito ancora il senso del film e soprattutto vorrei conoscere chi ha scritto i dialoghi..

11:20 AM  
Blogger Lo Zio said...

...Beh... allora, visto che siamo in argomento, sappi che hanno fatto anche un remake di "Distretto 13, le brigate della morte" ( http://www.imdb.com/title/tt0398712/ ), io non l'ho visto, ma me ne guardo bene dal farlo!

Quanto al dialoghista di "The Fog", da' un'occhiata qui: http://www.imdb.com/title/tt0432291/ , magari trovi anche l'indirizzo email del colpevole, puoi sempre contattarlo lasciandogli credere che sei un suo ammiratore, invitarlo a mangiare porceddu e... dare sfogo alla tua vendetta, lasciandolo in balia di un branco infoiato di pastori solitari! Che ne pensi?...

12:13 PM  

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