mercoledì, ottobre 29, 2008

Black light

Sei la luce che non ho più,
soffocata da mille scuse
e dal buio continuo di una notte ignorante.

Sei la luce che non ho più,
senza traccia di anima,
ormai uccisa dai bisogni più bassi.

Sei la luce che non ho più,
senza senno né capo
né occhi più per vedere ciò che è buono.

Sei la luce che non ho più,
ma che ancora non dispero trovare...
tra la vita e la via.



Etichette:

martedì, ottobre 28, 2008

Le verità del corpo


Quando gli occhi dicono una cosa e la bocca un'altra, l'uomo avveduto si fida del linguaggio dei primi.

Etichette:

lunedì, ottobre 27, 2008

Dream a little dream...

Etichette:

venerdì, ottobre 24, 2008

Lost in memories


Si può
sbagliare treno quando sei in viaggio con altre persone e prendere tutt'altra direzione di quella dei tuoi compagni di viaggio?... Beh... a me è successo, non so di preciso come sia accaduto, ma ora sono qui, su un treno che mi porta chissà dove... di controllori neanche l'ombra, altri passeggeri che conoscano la destinazione nessuno... altri passeggeri: nessuno... devo aver preso un treno che non prende nessuno... un treno che non prende nessuno, oppure nessuno prende il treno ora, qui... chissà altrove?... Conto gli sbadigli, i pali dell'elettricità lungo la linea ferrata... o sono del telefono?... Conto i peli sul dorso della mano: il dorso della mano d'orso che mi ritrovo... chissà dove mi sono perso, chissà se mi ritrovo, chissà dove sono?... Chissà quali sono le stazioni che continuiamo a passare tanto veloci da non poter leggere cosa c'è scritto sui lunghi cartelli azzurri... li conto... io sono uno che conta, in mancanza di altro o di altri, io conto... talvolta canto, ma perlopiù conto tanto... potrei leggere, potrei scrivere... se solo avessi con me ciò che mi serve: qualcosa da leggere, qualcosa per scrivere, qualcosa da scrivere... e invece è tutto da un'altra parte, su un treno che porta da tutt'altra parte... e allora canto pezzi di canzone, li monto pezzo su pezzo, canzone su canzone... tamburello con le dita ritmi accellerati, ritmi veri, assurdi o inesistenti... sbuffo annoiato... comincio a stancarmi di questo isolamento... la velocità diminuisce ancora... deve essere arrivato il capolinea?!?... Dev'essere arrivata l'ora di scendere... e magari di capire dove sono!...

Non mi sembra neanche vero di venir fuori dalla pancia di questo serpentone d'acciaio... finalmente basta... si, sono io che mi sono perso, ma non l'ho fatto apposta... Il nome che è scritto ovunque qui in stazione non mi dice niente, il paesaggio non mi dice niente, nessuno mi dice niente, soprattutto perchè non c'è nessuno, né niente... il paesino nel quale mi trovo è totalmente anonimo, omonimo a tanti altri paesini che, così come questo, in cui sto camminando io, potrebbero trovarsi altrove rimanendo comunque come sono. Non ho con me documenti che documentino chi sia, non ho più la carta d'identità: senza carta, forse senza identità. Arrivo nella piazza principale e senza nome, potrebbe esserci una fontana, potrebbe esserci un monumento o una chiesa o delle panchine, ma non c'è nulla di tutto ciò... mi siedo da qualche parte, continuando a chiedermi dove sono e continuando a chiedermi a chi possa capitare di perdersi nel nulla in questo modo... beh... scoppio a ridere alla risposta: nessuno!... Neanche a me!... Finalmente ho capito dove sono... lì dove sono tutti gli altri: da tutt'altra parte!...

(anno 1997)


Etichette:

sabato, ottobre 18, 2008

Quo vadis?


HIC ET NUNC
SIC ET SIMPLICITER

Etichette:

giovedì, ottobre 16, 2008

Il mio saluto al sole

La notte svanisce tiepida e,
adagio,
gocce di giorno occhieggiano come lievi tocchi fugaci,
note di piano sotto un velo sottile di nobile serenità diafana...
Un leggero respiro soltanto...
così sarò.

Raffa, la foto non è bella come le tue,
ma da quelle prende ispirazione.

Etichette:

martedì, ottobre 14, 2008

Eros & Thanatos... Bundle Pack.

Simon non sapeva da dove incominciare, quando all'improvviso sentì il rumore crepitante di un mitra alle sue spalle: si voltò. Era semplicemente un tirassegno, un tunnel lungo, stretto e variopinto. Il padrone, un tipo grasso dalla pelle scura e con un bitorzolo sul mento, sorrise a Simon.
- Vuoi provare?
Simon si avvicinò e vide che in fondo al tunnel, al posto dei soliti bersagli, c'erano quattro ragazze, sedute su sgabelli scheggiati dai proiettili. Le ragazze avevano dei comuni bersagli dipinti sulla fronte e sul seno.
- Usate proiettili veri? - chiese Simon.
- Certo - rispose il proprietario del tirassegno. - C'è una legge sulla Terra contro chi promette il falso! Proiettili veri e ragazze vere! Fatti sotto e buttane giù una.
Una delle ragazze lo chiamò.
- Forza, ragazzo! Scommetto che mi manchi!
Un'altra urlò: - Non riuscirebbe a colpire neanche un'astronave messa per largo.
- Io dico che ci riesce - gridò una terza. - Forza, ragazzo!
Simon si grattò la testa cercando di nascondere il suo disagio. Dopotutto quella era la Terra, dove si poteva fare qualsiasi cosa.
- Ci sono anche tirassegni con uomini? - chiese.
- Si capisce - ribattè il proprietario. - Ma non mi dirai che li preferisci?
- Certo che no.
- Vieni da fuori?
- Sì. Come ha fatto a capirlo?
- Dal vestito. Lo capisco sempre dal vestito. - Il grassone socchiuse gli occhi. - Avanti! Uccidi la donna! - canticchiò. - Liberati dagli istinti repressi! Premi il grilletto e prova il piacere di svuotarti del furore ancestrale! Meglio di un massaggio! Meglio di una sbronza! Avanti! Avanti! Uccidi una donna.
Simon si rivolse a una ragazza. - E rimani morta, quando ti uccidono? - chiese.
- Non fare il cretino - rispose la ragazza.
- Ma lo spavento...
Lei scosse le spalle. - Potrebbe capitarmi di peggio.
Simon stava per chiederle cosa potesse capitare di peggio, quando l'uomo si sporse dal banco e gli disse, confidenzialmente: - Per un prezzo ridicolo ti faccio usare il mitra. Puoi distruggere tutto il locale, spaccare le impalcature, sforacchiare i muri. Questo spara confetti calibro 45 e scalcia come un mulo. Puoi veramente dire di aver sparato, solo dopo che hai sparato con un mitra.
- Non m'interessa - rispose Simon, brusco.
- Devo avere ancora un paio di granate - insisté l'uomo.
- No!
- Allo stesso prezzo - riprese l'altro - puoi sparare a me, se queste sono le tue preferenze. Per quanto, lascia che ti dica che non l'avrei mai immaginato... cosa ne dici?
- No! Mai! E' spaventoso.
L'uomo lo guardò distrattamente.
- Non sei dell'umore giusto, eh? Bene, bene... Tengo aperto ventiquattro ore al giorno. Quando ti verrà voglia...
- Mai! - disse Simon, allontanandosi.
- Ti aspettiamo, tesoro! - gli gridò dietro una delle ragazze.


Simon entrò in un bar e ordinò una Coca-Cola. Notò che gli tremavano le mani. Le dominò a fatica e sorseggiò la bibita ripetendosi che non poteva giudicare la Terra dalle apparenze. Se ai terrestri piaceva ammazzare la gente, e se alle vittime non importava essere uccise, lui non aveva niente da obiettare. Oppure sì? Ci stava pensando su, quando una voce al suo fianco lo chiamò.
- Ehi!
Simon si girò e vide un tipo piccolo magro, con la faccia da furetto e un impermeabile troppo grande.
- Vieni da fuori? - chiese l'uomo.
- Sì - disse Simon. - Come ha fatto a capirlo?
- Dalle scarpe. Lo capisco sempre dalle scarpe. Ti piace il nostro piccolo pianeta?
- E' così... confuso - rispose Simon lentamente. - Non mi sarei mai aspettato... be'...
- Naturale - convenne l'altro. - Tu sei un idealista. Questo mi sono detto, appena ho visto la tua bella faccia onesta. Sei venuto sulla Terra con un proposito ben definito, no?
Simon annuì.
L'uomo riprese: - Lo so qual è il tuo proposito, amico. Stai cercando una guerra che liberi la Terra dai suoi guai. Be', sei venuto nel posto giusto. Abbiamo sei grandi guerre che vanno avanti in continuazione e non c'è mai da aspettare troppo, per ottenere un posto importante nell'una o nell'altra.
- Mi dispiace, ma...
- Proprio in questo momento - continuò l'uomo - i vilipesi lavoratori peruviani sono impegnati in una lotta disperata contro una monarchia decadente e corrotta. Un solo uomo potrebbe capovolgere la situazione! Tu potresti essere quell'uomo!
Vedendo l'espressione di Simon, l'uomo disse rapidamente: - Parliamo allora della monarchia. Il vecchio e saggio re del Perù, un re-filosofo nel profondo senso platonico della parola, aspetta il tuo aiuto. Il suo ristretto gruppo di scienziati, di umanisti, guardie svizzere, cavalieri e contadini fedeli alla monarchia, è stretto in una morsa dalla cospirazione voluta da elementi stranieri. Un solo uomo...
- Non m'interessa - fece Simon.
- In Cina gli anarchici...
- No.
- Preferisci i capitalisti giapponesi? Oppure, se le tue affinità volgono a tendenze come il femminismo, il proibizionismo, i Liberi Stagnini o qualcosa del genere, possiamo combinare...
- Non voglio la guerra - disse Simon.
- Chi può darti torto? - ribattè l'uomo, affrettandosi a scuotere la testa. - La guerra è l'inferno. Allora penso che tu sia venuto per l'amore.
- Come fa a saperlo? - chiese Simon.
L'uomo sorrise modestamente. - La guerra e l'amore - disse - sono i due prodotti principali della Terra. Li vendiamo entrambi dall'inizio dei tempi.
- E' molto difficile trovare l'amore - osservò Simon.
- Due isolati più avanti - fece vivamente l'ometto. - Non puoi sbagliare. Di' che ti manda Joe.
- Ma è impossibile! Non si può andare così e...
- Che ne sai, tu, dell'amore? - chiese Joe.
- Niente, ma...
- Be', noi siamo gli esperti.
- So cosa dicono i libri - rispose Simon. - Passione ardente sotto la luna ispiratrice...
- Certo, e i corpi avvinti sulla scura sabbia marina, con il frastuono delle onde che si rompono sugli scogli.
- Ha letto quel libro anche lei?
- E' l'opuscolo pubblicitario della casa. Vai, due isolati più in là. Non puoi sbagliare.
E con un lieve cenno di saluto, Joe si mescolò tra la folla. Simon finì la Coca-Cola e si incamminò per Broadway con la fronte aggrottata, pensieroso ma ben deciso a non dare giudizi affrettati. Quando arrivò alla Quarantaquattresima Strada vide una spaventosa insegna al neon, splendente di luce. Diceva: ANONIMA AMORE. E sotto, più in piccolo: "Aperto ventiquattr'ore al giorno".

Robert Sheckley, Pellegrinaggio alla Terra, 1956.


Etichette:

lunedì, ottobre 13, 2008

La deriva dei tempi


Cool nights
are going to fade into the emptiness
of modern life.


Etichette:

domenica, ottobre 12, 2008

Nei meandri dell'esistenza

Mamma aveva messo insieme un cumulo enorme di carta e si stava dando un gran da fare per trascinarlo e spingerlo nella piccola tana buia che aveva trovato.
Ora, non lasciamoci distrarre dalla dolente cacofonia di grugniti e ansimi che si levano dal suo corpo appesantito, perdendo di vista la questione fondamentale: da dove proveniva tutta quella carta? Di chi erano le parole rotte e le frasi distrutte rimescolate da Mamma in quel guazzauglio indecifrabile che qualche istante dopo avrebbe attutito il ruzzolone con cui sarei venuto al mondo? Aguzzo lo sguardo. C'è molto buio lì dove Mamma ha spinto quel cumulo di carta, che adesso è indaffarata a compattare, pestandolo al centro, e a rialzare lungo i bordi, e così riesco a distinguerlo solo allungandomi sopra il precipizio, sopra l'istante cioè in cui sarei nato. Lo guardo, quel cumulo, da una grande altezza, costringendo tutta la mia immaginazione dentro una sorta di telescopio. Credo di vederlo. Sì, lo riconosco adesso. La mia cara Flo ha ridotto in coriandoli Finnegans Wake. Joyce era Un Grande, forse il Più Grande. Io sono stato sgravato, deposto e allattato sulla carcassa defoliata del capolavoro più non-letto al mondo.

La mia era una famiglia numerosa, e presto noi tredici eravamo cullati tra le strovine di quel libro, per dirla a suo modo, "cinguettanti giovani tazzinbarattoli sparpagliantisi intorno, e aggrumatisi per le loro creme" (così, dopo tutti questi anni, eccomi qua, ancora dedito a questo - aggrumantemi, impazzantemi per le mie creme, le mie croccanti briciole. Oh sogni!) Ben presto tutti quanti lottavamo per accaparrarci dodici capezzoli: Sweeney, Chucky, Luweena, Feenie, Mutt, Peewee, Shunt, Pudding, Elvis, Elvina, Humphrey, Honeychild, e Firmino (che sono io, il tredicesimo). Li ricordo tutti benissimo. Dei mostri. Persino ciechi e nudi, soprattutto nudi. Lungo gli arti, muscoli e tendini simili a tanti piccoli rgonfiamenti, o almeno così mi sembrava allora. Soltanto io sono nato con gli occhi spalancati, ricoperto da una pudica peluria di soffice pelliccia grigia. Ero anche gracile. E, credetemi, essere gracili è una cosa terribile quando si è piccoli.

Ha avuto conseguenze particolarmente lesive sulla mia capacità di partecipare a pieno alla routine alimentare, che di solito andava più o meno così: dovunque fosse stata, Mamma tornava a casa - ruzzolando giù dalle scale fino al seminterrato - sempre d'umore schifoso. Borbottando e lagnandosi come se stesse per compiere un gesto di tale eroismo che nessun'altra madre era stata mai in grado neppure di concepire da che mondo è mondo, si buttava a letto - plop - e s'addormentava all'istante, russando a bocca aperta, completamente sorda al caos che intanto le scoppiava intorno. A suon di graffi e spintoni e morsi, squittendo, tutti e tredici ci tuffavamo all'unisono verso i dodici capezzoli. Latte e follia. In questa gara di melodiose tettarelle, quasi sempre io venivo surclassato.

Sam Savage, Firmino, 2006.


Etichette:

sabato, ottobre 11, 2008

It's all about style...

Se non vi fate troppi problemi a guardare dei documentari, se vi lasciate irretire ed affascinare da vecchi video vintage e musica d'annata, se, come me, amate scoprire quali siano le radici e le origini di certi stili di vita e fenomeni popolari, potreste apprezzare questo




Documentario datato 2001 (ma mi sembra che in Italia sia arrivato qualche anno dopo) sullo Zephyr Team di Santa Monica e sul modo in cui ha lasciato la sua impronta indelebile nella storia dello skate.
Il regista è Stacy Peralta, videomaker e membro egli stesso del team.

Il film è composto da un montaggio di immagini fotografiche e riprese realizzate, al tempo, dall'artista Craig Stecyk, intermezzate da interviste realizzate al giorno d'oggi ai personaggi direttamente coinvolti nel team.


Etichette:

giovedì, ottobre 09, 2008

I deserti dentro

Balmorhea "Untitled 2" from Retread Sessions

Questa volta, solo il caso mi ha portato a trovare la session di questa band dai suoni così intimisti.
Non so niente di loro, se non che vengono da Austin, Texas.
Indagherò meglio... perché, se il destino li ha messi davanti a me, un motivo ci sarà!...

Etichette:

mercoledì, ottobre 08, 2008

Distopia muscolare

E' di oggi una segnalazione dell'amico F3de a proposito di questa notizia.

La notizia mi ha fatto tornare alla mente una cosa:

Una volta ho letto un romanzo di fantascienza nel quale si narra di un paese e dello sport più seguito in questo paese. La popolazione era molto affezionata ed appassionata a questo sport al punto di farne quasi una forma di cultura. Ad un certo punto, con lo sviluppo socioeconomico di questo paese, gli investimenti in termini di risorse e denaro su questo sport cominciano ad essere sempre più importanti e si presenta la necessità di avere un ritorno adeguato a fronte degli investimenti fatti. Contemporaneamente, il business legato a questo sport si sposta sempre di più, per passare in mano ai mezzi di comunicazione, i quali, con lo sfruttamento dell'indotto, riescono ad acquisire pieno controllo sugli aspetti organizzativi e gestionali di questo sport, fino all'esito finale, quando si capisce chiaramente che il massimo controllo (e dunque profitto) su questo sport, lo possono avere riducendo al minino la sua realtà "umana" e rendendo la fruizione dello stesso una mera prerogativa dei mass-media (abbonamenti telematici, supplementi a pagamento, tesseramenti a scadenza, ecc).

Una delle cose divertenti di questo romanzo (si tratta pur sempre di narrativa fantastica, con una certa tendenza al grottesco) è una sottotrama secondo la quale, a un certo punto, il governo stesso del paese e tutte le aziende che in qualche modo ricavano un indotto dal suddetto sport, cominciano ad entrare nel gioco, a dare il loro contributo affinché il piano dei magnati dei media si realizzi (addirittura emanando leggi per la tutela e la commercializzazione delle tecnologie che servono a seguire questo sport), così anche loro possono mettere il loro contributo nel calderone ed avere la propria parte di zuppa quando sarà pronta e, per fare ciò, si arrivano addirittura a sabotare le manifestazioni sportive stesse, così da creare una certa urgenza di intervento.
Il meccanismo di amplificazione di questa politica arriva perfino a presentare dei vantaggi per le grosse aziende di trasporti (che così possono anche "fare un po' di ricottina" da ipotetici danni subiti) e, addirittura, per i singoli individui (c'è un capitolo molto divertente con un dipendente dell'azienda di trasporti che riesce finalmente ad approfittare della situazione per dichiararsi infortunato sul lavoro, mettersi in malattia, ottenere il riconoscimento di invalidità e rispettivi rimborsi previdenziali... il tutto col beneplacito e la benedizione dei suoi superiori che così possono vantare anche il danno "umano" subito dalla propria azienda).

Il romanzo finisce con il discorso di un politico che, mostrando un impeccabile sorriso smagliante, dichiara, durante un intervento in tv, di avere risolto i problemi di sicurezza provocati dallo sport nazionale; contemporaneamente, si gioca una partita dello sport in questione in uno stadio con gli spalti completamente privi di pubblico, ma totalmente traboccanti di telecamere, fotocamere, computer ed altri dispositivi per la trasmissione a distanza della partita stessa (se non ricordo male, quest'immagine si trova anche sulla copertina del libro).

Qualcuno di voi forse si ricorda il titolo di questo libro? Vabbe', poco importa... tanto è solo in un romanzo di fantascienza che possono succedere certe cose, vero?!...


L'originale di questa foto l'ho presa sul blog The Drifter

Etichette:

martedì, ottobre 07, 2008

Musicville

E' arrivato, è in vendita ed è tutto da godere!

Non mi capita spesso di fare della promozione così spudorata in questa sede, ma, come la sidebar del blog conferma, Pentecorde supporta ufficialmente i Marta sui Tubi ed allora, al diavolo le remore e diciamo le cose come stanno!

Avevo già avuto modo di ascoltare i brani qualche tempo fa, quando erano ancora caldi caldi di sala di registrazione, ma ancora da sottoporre alla trafila della postproduzione.
Adesso, dopo un bel po', ritrovo alcuni dei brani del disco nel MySpace del gruppo e non posso fare a meno di gongolarmi nell'ascolto di questi pezzi sempre ricchi, sorprendenti, freschi, ironici e pieni di fantasie giocose.

Zappa? Jannacci? Gaetano? Mariposa?... No, solo, sempre e soltanto Marta sui Tubi... ogni giorno di più, ogni disco di più.

Godetevelo l'ascolto, prima di passare per qualsivoglia recensione o analisi. Tuffatevi nel mare di note, suoni e parole che travolgono, non ve ne pentirete!


Etichette:

lunedì, ottobre 06, 2008

Le note che toccano dentro

No. 4 Do Make Say Think - "A Tender History in Rust" from Retread Sessions.



Un grazie a Miguel Correa per avermi fatto sentire questo gruppo ed a Cappy per avermene fatto conoscere il nome!

Etichette:

domenica, ottobre 05, 2008

De Vulgari Eloquentia

I trattati che nell'aria si spandono ivi rimangono,
ma poi sfumano piano,
confondono mire e visioni senza troppo sentire.

Un ticchettio sommesso è assordante
molto più dei boati e fragori dei doveri più schivi.
Una nube assonnata svanisce un poco più in là:
è la vita che s'offre fin quando la vita vorrà,
finché sarà ancòra.



Etichette:

sabato, ottobre 04, 2008

Etimologie consolatorie

Etichette: